REGGIO CALABRIA «La pagliacciata autolesionista delle dimissioni – rectius – dichiarazione d’intenti, strategicamente quanto fanciullescamente prospettate ad efficacia differita si poteva e si doveva evitare ove si fosse avvertita la pur minima sensibilità di rispettare la massima Assise assembleare della Regione Calabria che ne esce ulteriormente mortificata». È con parole al vetriolo che l’avvocato Aurelio Chizzoniti – che con i suoi esposti ha contribuito a far marciare l’inchiesta, poi sfociata in due distinti procedimenti, sul consigliere regionale Antonio Rappoccio – ha commentato il provvedimento con cui il Tribunale ha comunicato al politico, di recente scarcerato, l’obbligo di dimora fuori dalla Calabria. Un provvedimento chiesto e ottenuto dal procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho, che nelle scorse settimane ha anche presentato appello contro il provvedimento di scarcerazione, disposto dal Tribunale. Un’istanza che il prossimo 7 agosto sarà discussa di fronte al Tribunale del Riesame, di fronte al quale Rappoccio sperava di presentarsi nelle vesti di consigliere regionale. Non a caso, lo scorso 25 luglio ha chiesto e ottenuto il reintegro a Palazzo Campanella, annunciando contestualmente l’intenzione di dimettersi a settembre. Una manovra che il consiglio regionale ha subìto in maniera sostanzialmente prona e che ha scatenato dure polemiche. Rappoccio ha infatti riconquistato quel posto, che – stando alle inchieste che lo vedono protagonista – avrebbe guadagnato con i voti estorti a centinaia e centinaia di giovani, illusi con la promessa di un’occupazione. Inoltre, sarebbe tornato legittimamente a svolgere le funzioni di consigliere regionale in quel medesimo Palazzo – ipotizza sempre la Procura – che avrebbe gabbato, addebitando più volte spese illegittime.
Una situazione paradossale che anche l’avvocato Chizzoniti ha voluto sottolineare: «Nel contesto di una vicenda che assume sempre di più toni pirandelliani le performance di Rappoccio rischiano, quindi, di diventare il male minore a fronte di fattori catalizzanti che lo spingono cinicamente verso il precipizio. Il cautelato, forse, ben farebbe ad emulare Silvio Berlusconi che, recentemente, ha saggiamente rivisto talune decisioni rivelatesi estremamente pregiudizievoli». (0040)
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