CATANZARO La sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti della Calabria ha parificato su richiesta della Procura regionale il rendiconto generale della Regione per l`esercizio finanziario 2012 ma con tanti distinguo. Ad iniziare dal livello di contenziosi che per i conti regionali costituiscono «una mina da disinnescare». Un termine specifico di paragone utilizzato da uno dei due relatori del giudizio, il consigliere Giuseppe Ginestra, proprio per definire la massa di contenziosi in cui l`amministrazione regionale è coinvolta. Secondo le stime dei magistrati contabili, infatti, l`ente è coinvolto in 43.852 cause civili che – ha detto il magistrato nel corso dell`udienza pubblica della sezione regionale di controllo – se dovessero essere perse dalla Regione bloccherebbero l`approvazione di qualsiasi bilancio. Un numero di contenziosi che potrebbe essere addirittura «in difetto, perché manca un sistema informatico di monitoraggio che potrebbe far crescere questo dato».
Ma c`è di più su questo terreno, si legge nella relazione che questa mole di cause «è attualmente curata da 22 avvocati dipendenti della Regione che risulterebbero quindi avere in carico circa 2.000 cause ciascuno. Il che lascia presumere che oltre ai costi fissi e per parcelle professionali spettanti agli avvocati interni, la Regione è anche costretta ad avvalersi di professionisti esterni al fine di far fronte a tutti i giudizi pendenti».
Poi la relazione cita alcune vertenze su tutte: Trenitalia (80 milioni), Ferrovie dello Stato (20 milioni), Veolia (oltre 38 milioni) ma soprattutto il Parco del Pollino. «Non so se vi è un refuso anche se finora non c`è stata alcuna smentita – dice attonito Ginestra – ma l`ente parco vanta un contenzioso con la Regione che si commenta da solo». Oltre 1,7 miliardi per quota parte dovuta per gli emolumenti non corrisposti a Lsu-lpu operanti nell`ente. A fronte di questi numeri il dipartimento Bilancio avrebbe messo da parte solo 10 milioni «per la copertura delle obbligazioni scaturenti dall`eventuale esito negativo del contenzioso». Un`affermazione che porta il relatore ha sottolineare come tali risorse non appaino idonee non solo a sopperire alla massa ma «al mantenimento degli equilibri di bilancio futuri».
CREDITI NON ESIGIBILI
Ma non c`è solo l`aspetto dei contenziosi ad essere definito «preoccupante» per la tenuta dei conti pubblici della Regione. Ma anche e soprattutto la gestione dei residui. Quelli attivi che di fatto reggono i conti della Regione visto che rappresentano «il 127,32% del totale delle entrate accertate nell`esercizio» 2012. Il problema individuato e denunciato dai magistrati contabili è che queste somme potrebbero rimanere sulla carta. Visto che, come si legge sulla relazione, «l`analisi della provenienza dei residui attivi e della loro vetustà fa emergere una considerevole massa di residui attivi di origine remota e quindi verosimilmente inesigibili». A conti fatti questa mole rappresenterebbe il 29,5% del totale dei residui che sono entrate che la Regione vanta da esercizi precedenti al 2008. In altre parole anche il bilancio 2012 si è chiuso sulla carta. Soprattutto alla luce della bassissima capacità di riscossione di queste voci dimostrata finora dalla Regione. Alle somme iscritte a ruolo al gennaio 2012 dei residui antecedenti al 2008 – si nota dalla lettura della relazione – le quote riscosse corrispondono «ad appena il 3%».
LA SPADA DI DAMOCLE DEI DEBITI REMOTI
«L`amministrazione regionale non ha mai dato completa copertura ai residui perenti determinando in tal modo l`eliminazione – solamente contabile – di una parte delle poste passive di bilancio». Un`affermazione contenuta nel giudizio di parificazione espresso dalla Corte dei conti che non appare in linea con quanto rilevato dalla Corte costituzionale che si è espressa affinché «il grado di copertura dei residui passivi caduti in perenzione deve essere il più alto possibile, determinandosi, altrimenti, nel corso delle varie gestioni, inevitabili riflessi negativi sugli equilibri di bilancio». Una prescrizione solo parzialmente accolta dalla Regione che se per il 2012 ha disposto una copertura fino al 70%, non ha provveduto ad adeguare le somme degli esercizi precedenti. Uno stratagemma quello del definaziamento dei debiti remoti che se da un verso va a vantaggio dei risultati di amministrazione immediati rappresentano un potenziale rischio di tenuta dei conti futuri.
POCHI CONTROLLI E BILANCIO INGESSATO
Il resto è un rosario di inadempimenti e di storture che potrebbero essere risolte nell`ottica, ha tenuto a precisare il consigliere relatore «di una collaborazione istituzionale». Tra l`altro con «l`attivazione reale del collegio dei revisori dei conti» sulla quale «la Regione Calabria è rimasta inadempiente perlomeno fino a gennaio di quest`anno» ma che allo stato non risulterebbe ancora attivato. E poi c`è un rilievo su quanto ancora pesi la spesa sanitaria sui conti del bilancio: il 48%. Così oltre 5 miliardi della spesa regionale complessiva (10 miliardi e 609 milioni di euro) vengono destinati a questo capitolo che assieme a 1 miliardo e 397 milioni (13,17%), destinato all`uso e salvaguardia del territorio, a 1 miliardo e 362 milioni (12,84%) per lo sviluppo economico e a 1 miliardo e 336 milioni (12,59%) per oneri non ripartibili – che rappresentano le maggiori voci d`uscita del bilancio 2012 – rendono praticamente impossibile «realizzare qualsiasi intervento di rilancio e sviluppo dell`economia regionale. La composizione della spesa regionale dell`esercizio 2012 – è scritto a tal proposito nella relazione – evidenzia la prevalente assegnazione di risorse su alcune aree di intervento non solo in relazione alla logica delle scelte politiche e di gestione, ma anche e soprattutto all`esigenza di garantire alcuni settori rilevanti; ciò determina, di fatto, un immobilizzo costante nel tempo delle risorse di bilancio, rendendo lo stesso strumento contabile rigido e inadeguato a soddisfare interventi straordinari che dovessero presentarsi nel corso della gestione».
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