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Se all`alba il jazz "chiama" la Fata Morgana

REGGIO CALABRIA C’è chi ha messo la sveglia prima dell’alba, chi invece ha deciso di prolungare la serata fino alle prime luci del mattino. Tutti portano in viso, i segni di un appuntamento fissato…

Pubblicato il: 06/08/2013 – 11:17
Se all`alba il jazz "chiama" la Fata Morgana

REGGIO CALABRIA C’è chi ha messo la sveglia prima dell’alba, chi invece ha deciso di prolungare la serata fino alle prime luci del mattino. Tutti portano in viso, i segni di un appuntamento fissato ad un orario improbo – le 4,40 – ma sono tanti i reggini che all’alba si sono presentati alla rotondetta del Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, per il concerto d’apertura dell’Ecojazz 2013, il festival pensato e voluto da Giovanni Laganà e giunto quest’anno alla ventiduesima edizione. Amanti del genere, studenti, nottambuli sorpresi dall’evento a fine serata, qualche sparuto turista e infine i mattinieri del footing, oltre un centinaio di persone hanno voluto essere presenti all’appuntamento. Ed è sulle note del Trio Fata Morgana – Mauro Ottolini al trombone, Carla Marciano al sax e Aldo Vigorito al contrabbasso – che la manifestazione ha aperto i battenti, muovendo i primi passi di quel «viaggio dall’alba al tramonto, alla ricerca della bellezza» che vuole essere il filo conduttore del festival.  
Oltre un’ora e mezza di musica ha accompagnato il lento incedere della luce dell’alba sullo Stretto, salutata da sonorità delicate, quasi evocative, tanto più calde quanta più luce inondava il teatro naturale del Lungomare. «I suoni della natura e del mondo entrano a far parte della nostra musica – aveva commentato l’artista, in vista dell’evento – l’immagine che ho la creazione di questi suoni nell’atmosfera evocativa misteriosa dell’alba, sonorità calde che si rifanno al mito. Delicate. Le immagino così uno stimolo positivo: col nascere del giorno, nascono le note». Una promessa mantenuta, quella del Trio Fata Morgana. Nonostante l’orario quanto meno inconsueto – «abbiamo iniziato a suonare all’ora in cui siamo abituati ad andare a letto», ha detto Ottolini – gli artisti non hanno deluso le attese. Il suono caldo del trombone di Ottolini, il contrabbasso di Vigorito a scandire il ritmo e l’impertinente sax della Marciano hanno creato un’atmosfera magica in cui i minuti, divenuti rapidamente ore  sono scivolati via, come ingoiati dal giorno. Nel silenzio rotto solo dal rumore del mare in lontananza, la musica – pulita, chiara – incanta e cattura, accompagnata dalle coreografie delle ballerine del Centro Studio Danza di Gabriella Cutrupi.  
«È un miracolo della natura che si ripete dalla notte dei tempi, il passaggio tra notte e giorno» dice quello che Ottolini definisce «il pirata del jazz», Giovanni Laganà, che dal palco naturale dello Stretto ha rivendicato un destino diverso – di bellezza e di cultura – per Reggio e per i suoi cittadini. Visibilmente soddisfatto per la riuscita della manifestazione, Laganà ha voluto anche fare un appello alla classe politica «perché la Fata Morgana, un fenomeno unico che abbiamo solo noi, un bene esclusivo e peculiare del nostro Stretto, divenga un bene dell`umanità riconosciuto dall`Unesco». Nonostante le melodie suonate per irretirla, la Fata Morgana non si è presentata all’appello. Forse – si mormora fra il pubblico che sciama via – perché per troppo tempo è stata ignorata. (0070)

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