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Sebastiano Pelle latitante nel suo territorio Scovato in un capannone a Careri

REGGIO CALABRIA Da boss di rango, non aveva lasciato il suo territorio e trascorreva la latitanza a casa, nella Locride. E proprio lì, a Careri, in un capannone a pochi passi dalla sua abitazione è…

Pubblicato il: 06/08/2013 – 11:24
Sebastiano Pelle latitante nel suo territorio  Scovato in un capannone a Careri

REGGIO CALABRIA Da boss di rango, non aveva lasciato il suo territorio e trascorreva la latitanza a casa, nella Locride. E proprio lì, a Careri, in un capannone a pochi passi dalla sua abitazione è stato individuato e fermato dai carabinieri della Compagnia di Bianco e dello squadrone Cacciatori. È finita questa mattina la latitanza di Sebastiano Pelle, il rampollo cinquantaduenne dei Giorgi “Ciceri” – famiglia da sempre orbitante nella galassia dei Nirta “Scalzone” di San Luca – considerato dagli inquirenti il capo della “Maggiore”, il gotha degli `ndranghetisti più potenti in zona.
Individuato alle prime luci dell’alba, Pelle ha tentato una disperata fuga verso la montagna, nel tentativo di far perdere le proprie tracce, nascondendosi fra la fitta vegetazione, ma il suo tentativo è stato vano.
La  breve fuga lo ha fatto finire fra le braccia dei militari che avevano – come di consueto – cinturato l’intera zona. Acciuffato immediatamente dagli uomini dello squadrone Cacciatori, non ha opposto resistenza e si è subito arreso ai militari che gli hanno stretto le manette ai polsi.
Su di lui – già noto alle forze dell`ordine per favoreggiamento personale, sequestro di persona, furto aggravato, stupefacenti e armi – pende un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma il 16 maggio 2012. All’epoca, a finire in manette erano 40 persone, ritenute  responsabili di un giro di droga internazionale che permetteva ai clan di inondare la capitale e soprattutto le sue periferie con quintali di cocaina che i cartelli colombiani si preoccupavano di far arrivare fino in Italia. Stando all’accusa, il responsabile dell’organizzazione sarebbe stato Antonio Angelo Pelle, il quale nonostante fosse latitante, per lungo tempo sarebbe riuscito a tessere la sua rete sulla Capitale. Una trama che aveva come principale referente Alessandro Laurini, a sua volta responsabile di una fitta rete di microspacciatori che consegnavano lo stupefacente nelle zone di Talenti, San Basilio, Monte Mario, la Torraccia, Settebagni. In un giorno gli spacciatori riuscivano a fare anche 50 consegne di droga a domicilio. Nell’ambito dell’inchiesta, era finita in manette anche Anna Maria Dell’Unto, 64 anni, psichiatra e responsabile di una comunità di recupero su via Prenestina, divenuta punto di riferimento per boss di piccolo e medio calibro della malavita, che da lì sono sempre evasi con notevole facilità.
Tutte accuse che adesso Pelle – ritenuto dagli investigatori vicino alle cosche di San Luca – dovrà affrontare, mentre nel capannone e nelle zone limitrofe sono ancora in corso gli accertamenti degli investigatori. Figlio di Agata Giorgi, nota alle forze dell`ordine per associazione di tipo mafioso, esponente dell`omonima cosca e cognata del boss Francesco Nirta, alias “don Ciccio”, ritenuto il capo dell`omonima cosca detta “Scalzone” secondo gli investigatori, è un personaggio di indubbio e rilevante spessore criminale, affiliato per vincoli di sangue alla cosca dei Giorgi a “Ciceri”. (0050)

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