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Nirta in compagnia di tre narcos e 40 chili di cocaina

REGGIO CALABRIA Aveva fatto perdere le sue tracce da quasi sei anni, ma non ha mai rinunciato a un collegamento, costante, ombelicale con la Calabria: è stato questo l’errore che ha condotto gli in…

Pubblicato il: 21/09/2013 – 13:48
Nirta in compagnia di tre narcos e 40 chili di cocaina

REGGIO CALABRIA Aveva fatto perdere le sue tracce da quasi sei anni, ma non ha mai rinunciato a un collegamento, costante, ombelicale con la Calabria: è stato questo l’errore che ha condotto gli inquirenti sulle tracce di Francesco Nirta, fino a ventiquattro ore fa uno dei 30 latitanti di massima pericolosità schedati dal ministero dell’Interno. È infatti seguendo le tracce del suo braccio destro, quel Denis Pasqualone divenuto cinghia di trasmissione tra la natia Calabria e l’Olanda, che gli uomini della Mobile di Reggio Calabria e dello Sco, coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal pm Francesco Tedesco, e con il sostegno dell’Interpol, sono arrivati a individuare Nirta a Nieuwegwin, cittadina olandese del distretto di Utrecht, a circa 50 chilometri da Amsterdam.

IL BLITZ
Il blitz è scattato ieri pomeriggio, attorno alle 14. Ignaro di tutto, Nirta è stato sorpreso  in casa, un appartamento anonimo della grande provincia olandese dove nascondeva circa quaranta chili di cocaina, che sono stati immediatamente sequestrati, e ventimila euro in contanti, più altro denaro in valuta straniera. «Nirta è già stato condannato in via definitiva a sette anni per reati legati al traffico di stupefacenti – ha commentato Gratteri – evidentemente, anche da latitante non ha perso il vizio». Con lui sono stati arrestati anche altri quattro soggetti, fra cui il suo braccio destro, Denis Pasqualone, e tre uomini di origine marocchina.

LE INDAGINI NON SONO CHIUSE
Cosa facessero o che ruolo svolgessero nell’entourage di Nirta non è dato sapere. Sul punto gli inquirenti mantengono infatti il massimo riserbo, per tutelare le indagini in corso che sembrano tutte mirate alla ricostruzione della rete che l’ormai ex latitante aveva tessuto intorno a sé – intrecciandola probabilmente sia con le grandi rotte del narcotraffico, che nell’Olanda oggi hanno uno snodo fondamentale, sia con quello scheletro di locali che le ndrine del reggino da tempo hanno costruito oltreconfine. Non a caso, prima di Nirta, altri due latitanti di rango come Giuseppe Nirta e Giovanni Strangio avevano trovato rifugio in Olanda e proprio lì sono stati catturati, rispettivamente nel novembre 2008 nella città di Amstelweeng e a Diem nel marzo 2009.

NIENTE SOFFIATE PER CATTURARE IL LATITANTE
«Questa operazione – ha sottolineato il questore, Guido Longo, che a detta di tutti è stato un vero e proprio motore dell’indagine – segna l’avvio di un’ampia azione di contrasto ai cartelli criminali». Un’indagine su cui il procuratore capo Federico Cafiero De Raho ha puntato fin dalle prime settimane di incarico a Reggio Calabria e che è stata possibile anche grazie all’assoluta riservatezza che l’ha protetta. «Uno dei problemi fondamentali a Reggio Calabria – afferma il procuratore capo – è la continua fuga di notizie, che può permettere al latitante di dileguarsi perché viene a conoscenza delle indagini o addirittura di essere sotto intercettazione. Questa volta non è successo e l’operazione di oggi è il risultato». Un’indagine complessa, ha rivelato il capo della Mobile Reggina, Gennaro Semeraro «frutto solo di attività tecniche, senza l’apporto di alcun confidente o collaboratore. Per quasi un anno ci sono stati dieci o dodici uomini che hanno dormito con la valigia in mano, pronti a scattare in qualsiasi momento. Poi quando abbiamo capito che l’indagine puntava all’estero abbiamo chiesto aiuto allo Sco e all’Interpol». Ed è seguendo le tracce disseminate in Europa che gli investigatori hanno individuato Nirta prima in Germania, poi in Olanda, dove sembra avesse stabilito la sua base e dove è stato sorpreso e arrestato. E da dove a breve – si dicono certi gli inquirenti- verrà rapidamente estradato.  

LA CREDIBILITÀ DELLA PROCURA APRE LE PORTE ALL`ESTERO
Un risultato raggiunto – aggiunge Gratteri – anche grazie alla collaborazione avviata da tempo con le Procure del Nord Europa, presso le quali l’ufficio di Reggio Calabria può spendere l’autorità derivante dall’enorme credibilità conquistata in anni e anni di indagini. «E questo – sottolinea il procuratore aggiunto della Dda reggina – spesso vale di più di accordi e protocolli. Ieri, lavorando con la collega della Procura di Amsterdam, siamo riusciti a scrivere una rogatoria cucita su misura per Nirta, inserendo anche le ultimissime acquisizioni investigative come il ritrovamento dei 40 chili di droga».

LA FINE DI UN CASATO?
Dopo sei anni è dunque finita la latitanza di uno dei potenziali eredi del comando nel clan dei Nirta Versu, una delle ndrine che ha scritto di proprio pugno la storia della ndragheta. E l’ha scritta con il sangue. Insieme agli Strangio “Ianchi”, la famiglia dei Versu è tra le protagoniste della faida di San Luca, il conflitto deflagrato nel ’91 con le famiglie degli Strangio e dei Pelle Vottari, insanguinando la Locride e non solo. A mettervi fine sarà infatti solo la pace imposta all’indomani della strage di Duisburg.  
Anche Francesco Nirta ha giocato un ruolo nell’evolversi del conflitto. Per i giudici di primo grado è infatti responsabile dell’omicidio di Bruno Pizzata, quello che gli inquirenti considerano la prima risposta dei Nirta alla strage di Natale, l’agguato del 25 dicembre 2006 che avrebbe dovuto segnare la fine di Giuseppe Nirta, uomo di peso della famiglia, ma in cui rimase uccisa la moglie, Maria Strangio. Uno dei capitoli più sanguinosi della storia di una famiglia che «ha a che fare con la giustizia – ricorda Gratteri – dalla fine del 1800». (0020)

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