VIBO VALENTIA Invettive contro magistrati ed investigatori sono state lanciate stamane in aula da Leone Soriano, presunto boss dell`omonimo clan di Filandari, centro del Vibonese, nel corso del processo “Ragno” che si sta celebrando dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia. Collegato in videoconferenza dal carcere di Viterbo dove è sottoposto al regime del carcere duro, Leone Soriano nel corso di dichiarazioni spontanee, ha inveito contro gli artefici dell`operazione antimafia “Ragno”.
Nel mirino del boss l`allora pm della Dda di Catanzaro Giampaolo Boninsegna ed il comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo, Nazzareno Lopreiato, accusandoli di una sorta di accanimento nei suoi confronti e dell`intera “famiglia” Soriano. Il presunto boss ha poi accusato i Mancuso di Limbadi di aver tramato con un avvocato per consegnare l`intero clan Soriano agli investigatori. Leone Soriano, dopo aver ironizzato su una sua presunta collaborazione con la giustizia, ha poi “invitato” il pm di udienza, Simona Rossi, a «lasciare in pace i propri figli» che agli occhi del presunto boss sarebbero perseguitati dagli investigatori. Il pm ha quindi chiesto al Tribunale di disporre la trasmissione delle dichiarazioni rese in aula da Leone Soriano all`ufficio di procura della Dda di Catanzaro per valutarne tutti i possibili profili di reato. (0030)
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