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«Alla Campanella ho visto la faccia coraggiosa della speranza»

CATANZARO «Germaneto e il suo polo oncologico non possono soffrire l`ignavia di una classe dirigente che vede nei pazienti, nei cittadini che regolarmente pagano le tasse, soltanto merce di scambio…

Pubblicato il: 01/10/2013 – 15:37
«Alla Campanella ho visto la faccia coraggiosa della speranza»

CATANZARO «Germaneto e il suo polo oncologico non possono soffrire l`ignavia di una classe dirigente che vede nei pazienti, nei cittadini che regolarmente pagano le tasse, soltanto merce di scambio per aumentare i profitti». È quanto afferma, in un appello al Capo dello Stato, una paziente della struttura catanzarese che parla a nome di tante altre persone nella sua medesima condizione dinanzi alla prospettiva di chiusura del Polo oncologico.  
«Il Polo Oncologico del campus di Germaneto e la realtà di oncologia medica – prosegue la paziente – meritano un “grazie” infinito che non può perdersi nel vento di una valle deserta, un “grazie” che deve entrare e colorare tutte le stanze di un policlinico sorto in una valle ventosa proprio come ultimo baluardo dinnanzi al pandemonio. Una valle che è “vita”».
«Da anni la mia vita è cambiata – prosegue la lettera -, le mie abitudine non sono più le stesse, la mia giornata è scandita dal ritmo dei medicinali ed il mio sonno è turbato dalla consapevolezza di un peso che attenta alla mia salute. A Germaneto ho conosciuto persone come me, ho attraversato i loro racconti e ne sono diventata parte. Ho visto piangere dalla gioia e ridere per esorcizzare la paura. A Germaneto sono entrata in contatto con la faccia “coraggiosa” della speranza, dipinta sul viso di un personale medico e sanitario di eccellenza. A Germaneto sono rinata per ben due volte, perché ancora oggi sono in cura per la progressione di quel cancro che tutti temono ma che a Germaneto sanno combattere. Leggo che ci sono esuberi e presto licenziamenti, stop alle attività di cura e di ricovero a partire da oggi stesso. Oggi che sono sdraiata sul letto di questo meraviglioso reparto di oncologia medica ed un ago mi inietta i farmaci chemioterapici che dovrebbero aiutarmi a guarire, sono costretta a contorcermi per la paura di non poter concludere qui, a Casa e vicino Casa, il mio ciclo di cure».
«Per tutto questo, signor presidente – conclude – chiediamo un suo  interessamento e aiuto a tutela della nostra dignità come malati affetti di cancro e come cittadini». (0020)

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