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Duplice omicidio a Reggio, l`assassino ha confessato

REGGIO CALABRIA Ci sono volute poco più di dodici ore a investigatori e inquirenti per fare luce sull`omicidio di Ioan Lacatus e Ionela Hoholea, i due cittadini rumeni ritrovati morti ieri mattina …

Pubblicato il: 03/10/2013 – 12:58
Duplice omicidio a Reggio, l`assassino ha confessato

REGGIO CALABRIA Ci sono volute poco più di dodici ore a investigatori e inquirenti per fare luce sull`omicidio di Ioan Lacatus e Ionela Hoholea, i due cittadini rumeni ritrovati morti ieri mattina alle prime luci dell`alba nel bagagliaio di un’Alfa 156  in bilico sul pontile di san Gregorio, nella zona sud della città.
Non si tratta né di un regolamento di conti legato al mondo della prostituzione, né di un delitto legato al sottobosco criminale reggino. Nelle parole del dirigente della sezione reati contro la persona, Gianluca Rapisarda, l`omicidio dei due è solo una «storia di ordinaria follia». A ucciderli è stato infatti Gianrocco Foti, quello che si potrebbe definire un uomo normale, con una vita e una famiglia normale.  Ma con un segreto. Una storia clandestina con una prostituta rumena – il cui nome allo stato non è stato diffuso – che nel giro di pochi mesi gli avrebbe spillato circa 25mila euro, per poi sparire nel nulla. Sarebbe stato allora che si sarebbe rivolto a Lacatus, connazionale e amico della donna, per avere indietro il denaro. Richieste reiterate, ma regolarmente ignorate. Fino alla notte fra lunedì e martedì, quando Foti è stato attirato sul pontile. Gli avevano detto che avrebbe avuto i suoi soldi, che la questione si sarebbe chiusa lì. Stando a quanto sostiene che gli abbiano riferito, Lacatus avrebbe dovuto recuperare il denaro in un`abitazione vicina al pontile, quindi gliel’avrebbe immediatamente consegnato. Ma Foti non si è fidato e a quell`appuntamento ci è andato armato.
Stando a quanto ha confessato agli investigatori che nel giro di poche ore sono arrivati a lui, l’uomo avrebbe reagito a un vero e proprio agguato. Ad aspettarlo sul pontile ci sarebbe stato infatti non solo il ventottenne rumeno che lì lo aveva convocato, ma anche tre suoi connazionali che lo avrebbero aggredito. Per questo avrebbe aperto il fuoco contro Lacatus e la Hoholea, la donna trentacinquenne, colpevole solo  di trovarsi nel posto sbagliato in compagnia della persona sbagliata. «Una versione ancora tutta da verificare per gli investigatori, che ieri sono arrivati a lui – ha detto il procuratore capo Federico Cafiero De Raho – con un`indagine da manuale, che merita di essere insegnata nelle scuole di polizia, un`indagine tradizionale, senza intercettazioni o confidenze».
Sarebbe stato il fratello di Lacatus a mettere gli agenti sulla pista giusta, rivelando che il ventottenne in passato era stato oggetto di minacce. Rapidamente, Foti non solo è stato identificato, ma dalla consultazione delle banche dati, l`uomo è risultato in possesso di una pistola, regolarmente denunciata, dal calibro compatibile con quello dell`arma del delitto. «A quella pistola – ha specificato il dirigente della Mobile, Gennaro Semeraro – mancavano cinque colpi. Cinque come i fori di proiettile che abbiamo trovato sui due corpi». Un elemento che insieme al risultato del confronto fra i bossoli ritrovati nell’auto e le cartucce esplose dalla pistola dell’uomo, l’ha definitivamente inchiodato.   
«Foti arriva a fare dichiarazioni quando già ci sono tutti gli elementi per incastrarlo», ha affermato il procuratore capo Cafiero De Raho, sottolineando il «lavoro egregio di un gruppo di investigatori che si muovono con una rapidità straordinaria». Non solo in tempi rapidi sono stati immediatamente sentiti familiari e amici delle vittime che hanno permesso di circoscrivere immediatamente il perimetro d’indagine, ma anche le analisi della scientifica diretta da Guido Trotta hanno fornito in tempi record  elementi preziosi per ricostruire l’intera dinamica dell’omicidio. Tutti riscontri che adesso serviranno per passare al vaglio la versione fornita da Foti, che pur rendendo una piena confessione  potrebbe aver nascosto qualcosa. Le indagini adesso puntano infatti a verificare la presenza di eventuali complici, che potrebbero aver aiutato l’uomo a uccidere Lacatus e la Hoholea. Un aspetto ancora non chiarito della vicenda che però non offusca la soddisfazione di inquirenti ed investigatori. «Mai – ha detto il procuratore – in meno di dodici ore è stato individuato il responsabile di un crimine così efferato».
Sulla stessa linea, il questore Guido Longo, che dopo aver ringraziato i “suoi” ragazzi della squadra mobile e della scientifica per aver raccolto elementi fondamentali necessari per arrivare alla soluzione «di un`indagine non facile» a tempi record, ha scandito: «Questo significa che a Reggio Calabria lo Stato c`è. Il governo ha investito molto sulla Calabria, sulle forze di sicurezza, sulla magistratura per dimostra che lo Stato c`è. E i fatti ne danno ampia testimonianza».

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