Ultimo aggiornamento alle 20:01
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

SANGUE INFETTO | C`è una seconda denuncia

COSENZA La seconda denuncia sul caso del sangue infetto al Centro trasfusionale di Cosenza è un racconto raggelante. Lo scrive un 37enne cosentino – difeso dagli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo …

Pubblicato il: 05/10/2013 – 4:56
SANGUE INFETTO | C`è una seconda denuncia

COSENZA La seconda denuncia sul caso del sangue infetto al Centro trasfusionale di Cosenza è un racconto raggelante. Lo scrive un 37enne cosentino – difeso dagli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa e Chiara Penna – che si curava in quella struttura da circa 32 anni. È un paziente talassemico, costretto a sottoporsi a emotrasfusione ogni 15 giorni. La mattina del 19 giugno 2013, però, qualcosa non va per il verso giusto. Succede quanto gli viene iniettata la seconda sacca di sangue: l`uomo sente un tremore alle gambe e i primi brividi di freddo. Dopo qualche minuto (e dopo aver incolpato, sulle prime, l`aria condizionata), il paziente interrompe la trasfusione. Fa tutto da sé, prima che intervenga un infermiere per trasferirlo in un`altra stanza del reparto, su un lettino. Lì, mentre gli viene somministrato del cortisone, sente «voci che attribuivano il mio strano malessere alla sacca che mi era stata parzialmente trasfusa».
Da un minuto all`altro le sue condizioni peggiorano. La temperatura sale al di sopra dei 38°, ma l`uomo – questo il suo racconto – resta nel reparto trasfusionale per più di cinque ore. Alle 18 arriva in Pronto soccorso in codice rosso. Ma, spiega nella querela, non si sente «adeguatamente assistito», se non fosse per la preoccupazione di una dottoressa del Centro trasfusionale. Spiega che nessuno gli ha misurato la temperatura corporea «perché non vi erano termometri, al punto tale da dover provvedere mio padre».
Dopo una notte trascorsa in una stanzetta del Pronto soccorso, arriva – alle 15 del giorno successivo – il trasferimento nel reparto di Medicina e il ricovero «con diagnosi di shock settico da serratia marcescens». Il nome del batterio compare per la prima volta in quel principio d`estate che porterà a un evento tragico solo poche settimane più tardi.
Le condizioni del paziente sono gravi: «Non ero più molto cosciente, poiché la temperatura oscillava tra i 40 e i 42°, ero pieno di dolori e non riuscivo ad alzarmi dal letto né a mangiare». Il suo calvario continua per quattro giorni, poi i medici individuano la cura antibiotica adatta e le condizioni iniziano gradualmente a migliorare. Solo dopo altri quattro giorni l`uomo inizia a mangiare; rimane ricoverato fino al 2 luglio. Finalmente torna a casa, ma solo da poco è riuscito a riprendere una vita normale. Per Cesare Ruffolo, aggredito dallo stesso batterio killer, la sacca infetta è stata letale. (0020)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x