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Caso Rappoccio, Chizzoniti: chiedo informazioni sul procedimento in corso

REGGIO CALABRIA Torna a scrivere l’avvocato Aurelio Chizzoniti e ancora una volta si rivolge al presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Giovanbattista Macrì, al procuratore capo presso…

Pubblicato il: 07/10/2013 – 15:23
Caso Rappoccio, Chizzoniti: chiedo informazioni sul procedimento in corso

REGGIO CALABRIA Torna a scrivere l’avvocato Aurelio Chizzoniti e ancora una volta si rivolge al presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Giovanbattista Macrì, al procuratore capo presso il Tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, al procuratore generale presso la Corte di cassazione, Gianfranco Ciani, al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, nonché, per conoscenza, al procuratore generale e all’avvocato generale presso la Corte d’appello di Reggio Calabria e al presidente nazionale dell’Anm, come pure al suo omologo calabrese. Oggetto della missiva, l’istanza di ricusazione che il legale, parte civile nel processo contro l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio, ha presentato qualche settimana fa nei confronti del Tribunale chiamato a decidere quel procedimento e in merito alla quale non solo si dice disponibile a fornire ulteriori dettagli e chiarimenti, ma soprattutto chiede anche con forza «di voler essere informato ove dovessero intervenire proroghe investigative e/o conclusioni archiviatorie». Obiettivo dei nuovi strali di Chizzoniti, che a sostegno delle sue tesi chiama in causa tanto la Corte costituzionale, come la Corte di giustizia europea, è ancora una volta il giudice Andrea Esposito, presidente del Tribunale chiamato a giudicare Rappoccio, ma soprattutto autore del provvedimento che ha disposto «la clamorosa escarcerazione» del politico, che – afferma il legale – «ancora oggi suscita sarcasmo, ilarità e sgomento perché decisa a seguito della “chiusura della segreteria politica e della sospensione dello stesso dal partito di appartenenza”». E come già ribadito in passato in una serie di analoghi esposti e interventi, a detta del legale, proprio questo sarebbe la prova di un «calcolato pregiudizio» da parte «di un Tribunale presieduto da un pur super Magistrato (dottor Esposito) trasformatosi nella specie in un protervo interprete di un’altra pagina tenebrosa della giustizia reggina». A riprova di ciò, sostiene Chizzoniti, c’è anche il provvedimento con cui «il Tribunale, nell`identica composizione che qualche giorno prima aveva francescanamente escarcerato Rappoccio, ha risposto picche» al procuratore capo Federico Cafiero De Raho, «immediatamente insorto sollecitando l’urgente ricautela dell’imputato allegramente escarcerato poiché lo stato di diritto esclude che il Rappoccio possa tornare a sedere in consiglio regionale (… ) e conseguire il risultato illecito delle condotte (379 c.p.) per cui sono state elevate le gravi contestazioni». Un’istanza respinta al mittente – ricorda il legale – in mancanza della «prova dell’avvenuta reintegra di Rappoccio nella massima Assise assembleare della Regione Calabria» e con cui – sottolinea Chizzoniti, «il Tribunale, non solo non ha colto l’occasione per dimostrare l’assoluta buona fede nella pregressa, assurda e inconcepibile escarcerazione, ma ha gelidamente preferito offrire all’imputato la ghiotta occasione di delinquere prima di ricautelarlo».
Tutti elementi che a detta del legale «depongono per un esito significativo e rilevante di avversione del giudicante nei confronti della “fastidiosa ed ingombrante” parte civile». E sono parole durissime quelle che Chizzoniti dedica al Tribunale, ed in particolare al giudice Esposito, «palesemente insofferente e per nulla affidabile rispetto alle logiche di doverosa, neutrale professionalità che devono invece informare la condotta delle persone cui è istituzionalmente affidato il giudizio di penale responsabilità, non solo dell’accusato, ma anche delle ragioni della parte offesa che credendo nella giustizia ha avuto l’ardire e l’ardore di formalizzare la costituzione di parte civile». Un atteggiamento «ostile» che lascerebbe – afferma il legale parlando di sé – la parte offesa «sempre più smarrita», nonostante la quotidiana «solidarietà della sempre più stupefatta e costernata collettività reggina». (0090)

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