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Processo Rappoccio, i grandi accusatori

REGGIO CALABRIA Cambia ancora il Collegio al processo Rappoccio. In seguito alla richiesta di astensione presentata dal giudice Esposito e accolta dalla Corte d’appello, toccherà al giudice Natina …

Pubblicato il: 09/10/2013 – 12:46
Processo Rappoccio, i grandi accusatori

REGGIO CALABRIA Cambia ancora il Collegio al processo Rappoccio. In seguito alla richiesta di astensione presentata dal giudice Esposito e accolta dalla Corte d’appello, toccherà al giudice Natina Praticò presiedere il procedimento che vede imputato l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio, accusato di corruzione elettorale, associazione a delinquere, truffa e peculato. Insieme a lei integreranno il Collegio i giudici a latere Fiorentini e Pugliese, che ha sostituito il collega Varrecchione spostato al Tribunale monocratico.
Cambiamenti che probabilmente verranno accolti con favore dall`avvocato Aurelio Chizzoniti,  che nelle scorse settimane si era più volte scagliato con esposti, denunce e istanze di ricusazione, contro il Collegio sottolineando che «a sommesso e deferente avviso dell’esponente non sembrano rispettate le garanzie apprestate per il modello giurisdizionale e, quindi, la posizione di terzietà dei dottori Esposito, Varrecchione e Fiorentini».

LA SCARCERAZIONE DI RAPPOCCIO, A GIORNI LA DECISONE
A suscitare la reazione dell’avvocato, grande accusatore di Rappoccio e parte civile nel processo contro di lui, è stato il provvedimento con cui il Collegio ha disposto – nel luglio scorso – la scarcerazione del politico, di fatto permettendogli di chiedere e ottenere di rioccupare il suo scranno in consiglio regionale, dove lo stesso Chizzoniti gli era subentrato.  Circostanze gravi non solo per l’avvocato, ma anche per la Procura, che contro la scarcerazione ha presentato ricorso, chiedendo il ripristino delle misure cautelari. Un’istanza che – in seguito all’astensione del Tribunale in composizione feriale – proprio oggi è stata discussa e sulla quale a giorni dovrebbero arrivare le determinazioni dei giudici.
In attesa della determinazione dei giudici, nei mesi scorsi Chizzoniti, negli innumerevoli esposti – arrivati anche sul tavolo del Quirinale –, ha più volte stigmatizzato la decisione, sottolineando che «la sorprendente restituzione in libertà di Rappoccio potrebbe essere eloquentemente sintomatica ai fini della decisione finale del processo, il cui governo alimenta concrete perplessità; accreditando dubbi sull’equidistanza dei giudicanti con particolare riferimento al presidente dottor Esposito».

RINNOVO DEGLI ATTI, MA CHIZZONITI DOVRA` TESTIMONIARE
Un processo che oggi è di fatto ricominciato di fronte al nuovo Collegio, che ha proceduto dunque al rinnovo degli atti, chiedendo alle parti il consenso all’utilizzazione delle prove dichiarative già assunte in precedenza. Un’istanza accolta, fatta eccezione per l’escussione della parte civile, l’avvocato Chizzoniti, che dovrà tornare a di fronte ai giudici per ripercorrere la lunga serie di esposti che hanno spinto la Procura ad approfondire il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma – Alicante, Iride solare e Sud energia –, secondo l’accusa costituite esclusivamente per alimentare una macchina elettorale basata sull’endemica e profonda fame di lavoro presente fra giovani e meno giovani di Reggio Calabria, cui Rappoccio avrebbe promesso un impiego in cambio del voto.

LA “VITTIMA” DEL SISTEMA RAPPOCCIO
E proprio una di queste giovani, Alessandra Parpiglia, oggi parte civile nel processo contro Rappoccio, è stata la prima testimone chiamata a raccontare di quel maxiconcorso con cui all’epoca sarebbero stati promessi centinaia di posti di lavoro in una presunta fantomatica società di produzione di pannelli fotovoltaici, di cui – racconta la donna – «a me e a mio padre un tizio che si è presentato come architetto o ingegnere ha mostrato gli schizzi». Entrambi sarebbero caduti nella trappola, pagando la quota di 20 euro necessaria per partecipare al concorso – con un bollettino che hanno conservato e oggi hanno consegnato ai giudici – che però non ha mai avuto luogo. «Mi avevano detto – ha ricordato, ancora indignata in aula – che, partecipando al concorso, avrei avuto la possibilità di lavorare». La donna non sarebbe mai stata convocata neanche per la prova selettiva necessaria per accedere agli orali, nonostante le rassicurazioni sulle prospettive di lavoro che avrebbe ricevuto per telefono dallo stesso Rappoccio. Nel corso di una seconda telefonata con la struttura, invece – ha ricordato oggi in aula -, sarebbe stata invitata ad una “riunione politica” mirata a una “raccolta firme”. «Mi sono sentita truffata, perché ho pagato una quota, volevo un posto di lavoro e mi è stata proposta solo una riunione politica», ha detto, rispondendo alle domande della pm Annalisa Arena.

…E IL “PENTITO”
Un sistema, quello che si sarebbe celato dietro il presunto “concorsone” su cui oggi ha gettato luce l’ex collaboratore di Rappoccio, Aldo Claudio Rotilio, istruttore direttivo della polizia municipale, per anni impiegato presso la segreteria del vicesindaco Rizzica, quindi da questi spedito al gruppo politico del Partito repubblicano «perché – ha ricordato il testimone – Rappoccio aveva bisogno di qualcuno che avesse competenze di posta elettronica e lingua italiana». È proprio in quell’ambito che Rotilio sarebbe stato inizialmente coinvolto nella costituzione della cooperativa, cui avrebbe partecipato versando una quota di cento euro. «Credevo avessero davvero intenzione di fare qualcosa di buono per questo territorio» ha spiegato in aula. Un’illusione che sarebbe stato proprio Rappoccio a rompere. «Mi disse che la cooperativa, che non aveva ancora prodotto un euro di utile, sarebbe dovuta arrivare ad almeno diecimila soci. E considerando che la quota era di quindici euro non ci vuole un esperto economista per comprendere cosa significasse».
Sarebbe stata questa “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” per Rotilio, che già in precedenza – ha riferito – si sarebbe «categoricamente rifiutato» di evadere le richieste di Rappoccio: chiamare più persone possibile, invitandole a entrare nella cooperativa. Tutti episodi che avrebbero portato alla rottura definitiva con il politico e il suo gruppo di collaboratori, sottolinea Rotilio, ricordando che «il 14 agosto del 2008 ho deciso di prendere definitivamente le distanze, rassegnando le dimissioni da socio fondatore». Da quel momento, l’uomo sarebbe diventato una sorta di “nemico”, addirittura scacciato dal suo ufficio quando i collaboratori di Rappoccio si presentavano al gruppo. «Mi lasciavano anche per ore in corridoio», ha affermato l’ex istruttore dei vigili. Nel frattempo, la voce del  maxiconcorso per l’assunzione di centinaia di persone, aveva fatto presto a diffondersi a Reggio. «La gente mi fermava per strada e mi chiedeva quando saremmo partiti con la fabbrica. Io sono di Reggio, vivo a Reggio e non volevo che il mio nome fosse accostato a quella manovra». Stesso motivo per cui Rotilio avrebbe chiesto anche alla Procura di essere sentito. Un’istanza che verrà accolta circa un mese dopo un incontro estremamente importante per Rotilio: «Ho visto l’ingegnere Vazzana per caso, credo sul corso Garibaldi. Lui era stato consulente di Rappoccio e mi disse che non solo si sentiva imbarazzato perché il suo nome veniva accostato a quello della cooperativa Alicante, ma anche che la cosa iniziava a causare seri problemi di lavoro, perché nessuno lo chiamava più per consulenze». Ma soprattutto, nel corso di quell’incontro, Vazzana è stato netto sulla cooperativa Alicante: «Lì – mi disse – non c’è niente di concreto». (0090)

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