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Le pressioni di Plutino sull`ex mentore Nucera

REGGIO CALABRIA «Per la Procura, l’ex assessore comunale Giuseppe Plutino era il  «referente politico del sodalizio, destinatario delle preferenze elettorali, ricevute sia dagli affiliati, sia da p…

Pubblicato il: 15/10/2013 – 22:57
Le pressioni di Plutino sull`ex mentore Nucera

REGGIO CALABRIA «Per la Procura, l’ex assessore comunale Giuseppe Plutino era il  «referente politico del sodalizio, destinatario delle preferenze elettorali, ricevute sia dagli affiliati, sia da parte di terzi ma raccolti in suo favore dagli esponenti della cosca nel corso di varie consultazioni elettorali ». Ma prima che i clan lo consacrassero come un campioncino delle preferenze, è all’attuale segretario questore del Consiglio regionale, Gianni Nucera, che Plutino – come lui originario della zona di San Giorgio Extra – deve l’inizio delle sue fortune politiche. Sotto la sua ala, quello che gli inquirenti considerano il politico di riferimento del clan Caridi-Borghetto-Zindato, si è trasformato da semisconosciuto consigliere di periferia, transitato dall`Udc al Pdl, a uno dei politici più votati in città. Ma nonostante questo non ha esitato a tentare di imporre al suo mentore l’assunzione di personaggi gravitanti attorno al clan.
Circostanze che oggi Nucera è stato chiamato a ricordare in qualità di testimone  e parte lesa al processo “Alta tensione 2”, il procedimento scaturito dall’omonima operazione che vede alla sbarra non solo capi e gregari del clan Caridi-Borghetto-Zindato, storicamente egemone nei quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, ma anche l’ex assessore comunale Plutino e l’agente di polizia Bruno Doldo. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, cognato di Plutino ad avvicinare Nucera per proporgli un accordo elettorale con quell’allora giovane politico, molto attivo in quei quartieri in cui l’attuale segretario questore ha il suo feudo elettorale. «Disse che io ero entrato in Consiglio regionale, quindi al Comune potevo lasciare spazio a Plutino», racconta Nucera, che – aggiunge – avrebbe dato un «apporto determinante» alla vittoria dell’allora giovane neoconsigliere. Una carica che Plutino potrà ricoprire per poco a causa di una pendenza penale che lo renderà temporaneamente ineleggibile, ma che non convince Nucera a scaricarlo. «Io non ne sapevo niente e la cosa mi irritò abbastanza perché ci aveva fatto perdere un seggio, ma non abbandonai Plutino».
Al contrario, nel 2005, l’aspirante consigliere entrerà nella segreteria politica di Nucera, ma soprattutto diventerà l’antenna del politico tra San Giorgio Extra, Modena e Ciccarello, zone con cui avrebbe perso negli anni il contatto diretto che in passato aveva coltivato. E pur asserendo di conoscere almeno di vista tutto il quartiere, «solo dai giornali» Nucera afferma di aver appreso in dettaglio delle parentele pesanti del suo ex delfino. In precedenza –  afferma – «sapevo solo che Plutino era legato in qualche modo ai Caridi ma non ne ha mai fatto vanto. A mia conoscenza, loro non si sono mai ingeriti, non hanno mai fatto pressione».  Eppure è lui stesso a riferire qualche minuto dopo, rispondendo alle domande del pm Stefano Musolino, che sarebbe stato proprio Plutino a farsi latore dei «segnali di sofferenza» provenienti dalla comune roccaforte di San Giorgio Extra e in particolare da uno di quelli che Nucera definisce «grandi elettori», quel Giuseppe Condemi, zio di Plutino e per gli inquirenti uomo dei Borghetto.
«Plutino mi rappresentò  la delusione dei parenti perché non avevano ricevuto un posto di lavoro, da cui veniva la resistenza ad offrire il proprio appoggio elettorale. Ma a me nessuno aveva chiesto un posto di lavoro». Sul punto, chiamato più volte a rispondere, il consigliere regionale è chiaro: lui non avrebbe mai fatto alcun tipo di accordo pre-elettorale, «ma – dice – se io avessi avuto l’opportunità avrei aiutato qualsiasi giovane ad entrare nel mondo del lavoro».
Molto meno certo si mostra Nucera riguardo Plutino: «Non so se lui abbia stretto qualche tipo di accordo – si lascia sfuggire infine, assediato dal pubblico ministero – chiedetelo a lui, io non lo so».  
Eppure all’indomani delle elezioni le richieste di Plutino – nel frattempo diventato assessore comunale – si fanno più pressanti. Pur di dare un lavoro a un parente, si dice disposto a rinunciare al suo posto all’interno della segreteria politica. E Nucera, fresco di nomina in Consiglio, decide di mostrarsi conciliante. «Pensavo di accettare le loro richieste per ragioni territoriali e poi non voleva guastare i rapporti con Plutino – spiega –. Non c’era un obbligo da parte mia, ma neanche disimpegno». E al politico che era stato il suo mentore, l’allora assessore comunale propone inizialmente il nipote Domenico Condemi. «Aveva un carattere particolarmente violento ed esuberante. Ero in difficoltà perché non avrei saputo dove o come collocarlo, soprattutto in un contesto di ridimensionamento della struttura non avrei saputo cosa fargli fare, non aveva le caratteristiche strutturali per lavorare là». Inoltre, ammette infine Nucera , sul giovane rampollo dei Condemi pesavano anche parentele pesanti e chiacchierate. «Io non avevo alcuna intenzione di instaurare rapporti fiduciari con chi ha questo tipo di relazioni», confessa a mezza bocca Nucera.
Scartato Condemi, la scelta cade su Maria Cuzzola, cugina di Condemi e nipote dei Cosimo ed Eugenio Borghetto. A gestire la “trattativa” ci sarà non solo Plutino, ma anche lo stesso Domenico Condemi. La ragazza viene assunta con un contratto a progetto ma non entra nella struttura. Nucera non ricorda i dettagli, dice che della cosa non si è mai direttamente occupato direttamente, né ha mai visto in faccia la ragazza: «Per accontentare Plutino qualsiasi persona andava bene, purchè fosse presentabile».  Ma il compromesso che non piace per niente ai due, che – racconta Nucera – «un giorno, dopo l’assunzione della Cuzzola, Plutino e Condemi si sono presentati alla segreteria, pretendendo l’inserimento della Cuzzola nella struttura, dicevano che ero tenuto a farlo per onorare un impegno già preso e come contropartita per un importante appoggio elettorale».  Affermazioni che – dice Nucera – lo avrebbero lasciato «esterrefatto»  perché «non c’era nessun accordo, non avevo preso nessun impegno».
Da allora le pressioni si fanno più pesanti e la situazione degenera. Una tanica di benzina, con tanto di miccia innescata, viene lasciata sulla macchina del consigliere, che all’orecchio della Digos inizia a sussurrare qualcosa delle pressioni che riceve. «Temevo ripercussioni per la mia famiglia, sia di ordine psicologico, sia per il fatto che Domenico potesse reagire in maniera non adeguata», confessa il consigliere, che però si affetta a sottolineare che la cosa non «era legata alla parentela con i Caridi».
Ma quando Condemi minaccia il figlio di Nucera, Francesco, l’attuale segretario questore esplode e al dottore Giambra della Digos racconta tutto. E in dettaglio. Dichiarazioni che daranno corpo e gambe al filone investigativo che da tempo la Dda porta avanti su San Giorgio Extra e che si concluderà con l’arresto di Plutino. «Il ragazzo», per Gianni Nucera, che alle domande dirette su di lui, alza le spalle e si trincera dietro un «io non so niente di Plutino, so solo che aveva queste parentele con i Condemi, con i Caridi. Se ci fossero contiguità o meno, io non lo so». (0040)

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