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Una "soffiata" mette nei guai il boss

GIOIA TAURO Ci sono le dichiarazioni di un nuovo pentito dietro il fermo di Giovanni Copelli, il 79enne di Gioia Tauro a cui oggi alle prime luci dell’alba gli agenti della squadra mobile di Reggio…

Pubblicato il: 16/10/2013 – 10:41
Una "soffiata" mette nei guai il boss

GIOIA TAURO Ci sono le dichiarazioni di un nuovo pentito dietro il fermo di Giovanni Copelli, il 79enne di Gioia Tauro a cui oggi alle prime luci dell’alba gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro hanno stretto le manette ai polsi per ordine della Dda. Cognato del defunto boss Giuseppe Piromalli (classe `21, detto “don Peppino”), Copelli è indagato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
A riferire di lui ai magistrati della Dda è stato Antonio Russo, soggetto che pur non essendo mai stato formalmente affiliato alla ‘ndrangheta, da oltre vent’anni è in strettissimi rapporti con il clan Piromalli e la famiglia Molè, dunque ha avuto modo di conoscere l`organigramma, gli affari e le dinamiche interne delle due famiglie, fino al febbraio 2008 unite in un’unica consorteria, poi irrimediabilmente spaccata dall’omicidio di Rocco Molè. Ed è proprio sulla base delle rivelazioni di Russo che la Dda ha chiesto il fermo di Copelli, divenuto soggetto di assoluto rilievo del potente clan Piromalli, in virtù dei vincoli di parentela col vecchio capobastone, in seguito agli arresti che hanno decimato la linea di comando della cosca.
Non a caso – sottolineano gli investigatori – sarebbe stato proprio Copelli a organizzare un vero e proprio summit mafioso nel 2001, a Gioia Tauro nel corso del quale furono distribuite le varie cariche all’interno del “locale” gioiese e svolti dei riti di affiliazione. Nonostante il trascorrere del tempo e l’instaurarsi di nuovi equilibri in seno alla ‘ndrangheta operante a Gioia Tauro, a Copelli, soggetto che annovera numerosi precedenti penali, è rimasto saldamente in mano un ruolo di direzione dell’associazione, con compiti di decisione, pianificazione, individuazione delle azioni delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire. Ma soprattutto, il cognato di Don Peppino avrebbe avuto anche un ruolo di fondamentale cerniera nei rapporti con i rappresentanti degli altri clan.
Non a caso, quando la ditta di Francesco Gattuso, soggetto ritenuto organico alla cosca Ficara Latella, inizia ad eseguire dei lavori di ristrutturazione a Gioia Tauro, è lo stesso Copelli a recarsi a Reggio per negoziare tempi e modi del pagamento dovuto. Di quell’appalto per la ristrutturazione della facciata del palazzo in cui avevano sede i magazzini Upim di Gioia Tauro del valore di 500mila euro, stando a quanto ha rivelato Russo, ai Piromalli andrà il 4%. L’ennesima conferma del sistema di regole già emerso in precedenti attività di indagine, secondo cui qualsiasi impresa, anche mafiosa o vicina ai mafiosi, quando effettua lavori su un determinato territorio deve necessariamente corrispondere una somma percentuale sull’importo del capitolato alla famiglia mafiosa insediata su quel territorio. (0090)

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