Dove erano le istituzioni calabresi, dove l`antimafia da parata, dove i diversamente “anti `ndrangheta” che sfilano nelle passerelle politico/giudiziarie di questo ipocrita Paese?
Non lo sappiamo, sappiamo invece dove avrebbero dovuto essere e invece latitavano. Dovevano stare a Milano dove si svolgevano i funerali della povera Lea Garofalo, dove i cittadini milanesi ne ricordavano esempio, dignità e sacrificio. Dove le massime autorità lombarde, con in testa il sindaco di Milano, rendevano onore alla sua ricomposta, finalmente ricomposta, salma. Lì dove don Luigi Ciotti ricordava: «Lea è morta perché noi non abbiamo saputo impedirlo, perché noi non abbiamo saputo starle vicino».
Ma in piazza Beccaria a Milano non c`era nessun calabrese “illustre” a dare omaggio a chi per una volta ha consentito di dire della Calabria il contrario di quel che sempre si dice. Nessun rappresentante del governo regionale, nessun rappresentante del consiglio regionale, nessun Magarò di turno, nessun ambasciatore della cultura calabrese by Caligiuri.
Meglio così. Lea potrà riposare senza l`ulteriore oltraggio di presenze ipocrite, ricordata solo da chi ha sentito il dovere civico di dirle grazie per la sua testimonianza e la sua fierezza. (0040)
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