A Lea Garofalo era già stato reso omaggio il 21 ottobre di tre anni fa a Pagliarelle, la frazione di Petilia Policastro dove era nata l`ex testimone di giustizia sequestrata, torturata e fatta sparire. Nel 2010 – a un anno dalla scomparsa di Lea – la popolazione di questo borgo di case addossate, negli anni del boom edilizio, le une sulle altre ai contrafforti della Sila, un funerale senza bara si raccolse nella chiesa della Vergine del Carmelo, dopo che un corteo partito dall`abitazione di famiglia si ritrovò intorno all`altare sotto il quale venne posto lo striscione con la scritta “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta”.
Fu un grido “silenzioso”, interrotto da tanti singhiozzi, che ebbe il merito di evidenziare come la strada imboccata da Lea fosse l`unica da percorrere perché la cieca violenza espressa da un oscuro potere su una donna coraggiosa non avesse mai più a ripetersi. A distanza di tre anni, nella mattina del giorno in cui a Milano si celebrano i funerali di Lea, le strade di Pagliarelle sono vuote. Non per sfuggire a qualche commento imprudente pronunciato in piazza. Ma perché, più semplicemente, tutti sono impegnati nella raccolta di quelle castagne di cui abbondano i boschi in questo angolo di Calabria immerso nel verde. Un`atmosfera quasi sospesa che restituisce involontariamente, a distanza di tre anni, il desiderio di chiudersi nel silenzio. Ma non per paura. Piuttosto per coltivare nel cuore quel sentimento di riscatto che nell`ottobre di tre anni fa emerse prepotente sui volti di chi partecipò a quel “funerale senza bara”, in un pomeriggio piovoso in cui la gente si strinse intorno alla madre e ai familiari di Lea. (0080)
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