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"Do ut des", la parola a Di Palma

REGGIO CALABRIA Dopo Francesco Mollace, Alberto Cisterna e Francesco Neri, è Roberto Di Palma il quarto magistrato chiamato a testimoniare al processo “Do ut des”, che alla sbarra vede i presunti c…

Pubblicato il: 22/10/2013 – 16:13
"Do ut des", la parola a Di Palma

REGGIO CALABRIA Dopo Francesco Mollace, Alberto Cisterna e Francesco Neri, è Roberto Di Palma il quarto magistrato chiamato a testimoniare al processo “Do ut des”, che alla sbarra vede i presunti capi e gregari della famiglia Lo Giudice. Da lui, i legali del capitano Saverio Spadaro Tracuzzi, finito dietro le sbarre per i rapporti con Luciano Lo Giudice, vogliono sapere qualche dettaglio sull’operato dell’ufficiale in qualità di investigatore. «Ho incontrato per la prima volta Spadaro Tracuzzi – dice Di Palma – quando era ancora maresciallo in servizio al Ris di Messina, perché in uno dei processi che gestivo c’era una perizia a sua firma».
Qualche anno dopo – continua a raccontare il pm della Procura reggina – le strade dell’investigatore, nel frattempo divenuto capitano e trasferito a Reggio in seguito a un concorso interno, e del magistrato si incroceranno di nuovo. «Quando era in servizio al Noe, gli ho affidato una delega investigativa. Bisognava fare delle indagini di riscontro alla dichiarazioni di un pentito che aveva parlato, tra le altre cose, anche di depositi di rifiuti radioattivi nelle zone pre-aspromontane». Un’indagine su cui di Palma non può – ancora – riferire tutto a tutela del segreto investigativo e degli accertamenti – a quanto pare – ancora in corso, ma che per quanto riguarda la delega affidata al capitano Spadaro Tracuzzi si è conclusa con un nulla di fatto. «Le dichiarazioni dei collaboratori – spiega il pm – come ben saprete sono molto ampie e abbracciano vari argomenti che allo stato non posso in questa sede approfondire. Per quanto riguarda però la delega che abbiamo affidato al capitano, posso dire che non abbiamo trovato né i rifiuti né l’eventuale responsabile dello sversamento».
Un’audizione lampo quella del pm Di Palma, che conclude un’udienza durante la quale ad avvicendarsi sul banco dei testimoni sono stati vari soggetti – fra cui la moglie di Nino Lo Giudice –  chiamati  a deporre a discarico di alcuni imputati. Testimonianze brevi che nulla hanno a che fare con le deposizioni fiume che hanno caratterizzato la scorsa udienza, quando a sedere sul banco dei testimoni sono stati il funzionario di polizia Renato Panvino e i magistrati Alberto Cisterna e Francesco Mollace. Proprio in riferimento alla deposizione di quest’ultimo, la pm Beatrice Ronchi ha depositato una richiesta di misura a firma del magistrato, in seguito respinta dal gip Boninsegna, che dimostrerebbe «l’incongruenza» di quanto affermato da Mollace, che qualche settimana fa aveva dichiarato di essersi occupato della cosca Lo Giudice in relazione all’omicidio di Angela Costantino (moglie di uno dei fratelli Lo Giudice, ndr). Una tesi, quella del pm, contestata dall’avvocato Giovanna Araniti, che si è dichiarata in possesso del provvedimento – una richiesta di archiviazione e non di misura – firmata da Mollace in relazione alla scomparsa della giovane donna. Uno scambio non duro fra pubblica accusa e legali, ma cui la presidente Capone ha messo un punto, mettendo a verbale l’accoglimento dell’istanza di produzione avanzata dal pm e accogliendo fra gli atti il documento «a dimostrazione della falsità delle affermazioni di Mollace». Allo stesso modo, su istanza del pm, accolta dal presidente, agli atti del processo finiscono anche l’ordinanza firmata dal gip di Roma a carico del collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco, e del suo avvocato, Maria Claudia Conidi, accusati a vario titolo di aver calunniato l’ex collaboratore Nino Lo Giudice, la sentenza di patteggiamento riguardante il pentito Massimo Napoletano accusato di false dichiarazioni nei confronti dell’ex pentito ormai da mesi alla macchia, la sentenza di assoluzione dal reato di calunnia dell’ex numero due della Dna, Alberto Cisterna, unitamente ai motivi, come la richiesta di archiviazione e il relativo provvedimento del gip riguardanti l’indagine per corruzione in atti giudiziari che ha coinvolto Cistena. Allo stesso modo, il pm Ronchi ha chiesto e ottenuto l’acquisizione della richiesta di archiviazione e del relativo provvedimento emesso dal gip di Santa Maria Capua Vetere per l’ex numero uno della Mobile reggina, Renato Cortese, e il suo omologo al Ros, Stefano Russo, entrambi accusati – anni fa – di aver tentato di indurre il capitano Saverio Spataro Tracuzzi a collaborare. (0090)

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