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BLITZ “NEVER ENDING” | Salvati dalla violenza della criminalità

VIBO VALENTIA Due storie diverse che hanno come comune denominatore la brutalità della violenza mafiosa. Due imprenditori. Due imprenditori calabresi finiti nelle spire della criminalità organizzat…

Pubblicato il: 25/10/2013 – 7:47
BLITZ “NEVER ENDING” | Salvati dalla violenza della criminalità

VIBO VALENTIA Due storie diverse che hanno come comune denominatore la brutalità della violenza mafiosa. Due imprenditori. Due imprenditori calabresi finiti nelle spire della criminalità organizzata, al primo arrivano a minacciare anche la figlia, per il secondo, invece, è stato un ritorno all`inferno dopo che 12 anni fa grazie al suo coraggio gli inquirenti erano riusciti a mettere le manette ai polsi di Pantaleone Mancuso conosciuto come “Luni Scarpuni” elemento di vertice della potente famiglia di Limbadi. Le lungaggini della macchina giudiziaria, però, hanno portato l`uomo di nuovo faccia a faccia con i suoi aguzzini. Questa mattina all`alba è scattato il blitz “Never ending” della squadra mobile coordinato dalla Dda di Catanzaro. In manette, con l`accusa di tentata estorsione, rapina e lesioni, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa, sono finiti Raffaele Fiumara 60 anni, Eugenio Gentiluomo (59); Rocco De Maio (43), Domenico Pardea (46), Massimo Patamia (43), Carlo Riso (35) e Antonio Vacatello (49). Questi ultimi due sono irreperibili. Nel procedimento è indagato anche Pantaleone Mancuso con l`accusa di minaccia aggravata dal metodo mafioso.

“DAMMI I SOLDI O TI SPARO” Minacce, aggressioni e perfino un coltello puntato alla gola, è quanto ha dovuto subire F.V. dagli uomini arrestati oggi dalla polizia. Al centro della vicenda c`è il disbrigo di alcune pratiche burocratiche relative ad alcuni corsi da svolgere a Taranto per conseguire l`abilitazione necessaria all`imbarco sulle grandi navi. Il ritardo nell`effettuazione dei corsi ha portato gli indagati a pretendere da F.V.  la restituzione dei soldi già versati. Agli investigatori ha riferito che Gentiluomo lo aveva minacciato che «se non avesse dato i soldi lo avrebbe sparato». Una minaccia rafforzata durante un dialogo quando alla vittima era stato spiegato che «Lello Fiumara era colui il quale comandava a Pizzo e che aveva deciso di intervenire. Si era recato a Gioia Tauro dove aveva incontrato suo zio Piromalli e che suo zio gli aveva detto che sarebbero anche potuti intervenire anche i Bonavota». Per chiarire meglio a cosa andava incontro alla vittima era stato detto che se non avesse dato almeno 15mila euro «poteva considerarsi un uomo morto». Anche la figlia di F.V. sarebbe stata fermata per strada e avvisata del fatto che «se il padre non avesse dato i soldi sarebbero stati guai seri». L`escalation di minacce sarebbe proseguita coinvolgendo anche la moglie: «Noi vediamo tutti i giorni tua moglie, quando esce la mattina e lascia tua figlia alla fermata dell`autobus e noi a Gioia Tauro siamo famosi per i fuochi di artificio». Dalle parole il gruppo è passato ai fatti. Solo pochi giorni fa, il 9 ottobre, a casa della vittima si sono presentati De Maio e Gentiluomo, il primo ha puntato alla gola di F.V. un coltello, il secondo lo ha invece colpito con due pugni al volto e alle spalle. Il coraggio dell`uomo lo ha portato negli uffici della squadra mobile, il lavoro degli investigatori è stato rapido e incisivo ed è culminato con gli arresti di oggi.

UN INFERNO LUNGO 13 ANNI  A fare da trait d`union alle due vicende è la figura di Raffaele Fiumara detto “Lello“, indicato come il referente dei Mancuso per le zone di Filadelfia e Pizzo. Nel mirino della criminalità era finito nuovamente l`imprenditore Vincenzo Ceravolo. Nel febbraio scorso, si è presentato al dirigente della squadra mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti, che già nel 2001 aveva raccolto le dichiarazioni accusatorie dell`imprenditore quando dirigeva la mobile vibonese. Accuse che avevano portato alla condanna, in primo (nel 2004) e secondo grado (nel 2009), del boss di Limbadi  “Luni Scarpuni”, e di un suo affiliato, Nazzareno Colace. Nel 2009 la Cassazione aveva annullato la sentenza d`appello disponendo un nuovo processo che però non è ancora iniziato. Senza una sentenza definitiva Ceravolo ha vissuto un personalissimo inferno: ben 33 attentati in dieci anni. Anche il fratello è stato avvicinato da un soggetto che, a nome di Mancuso, gli ha “concigliato” di ritrattare «e poi torniamo tutti amici». Gli investigatori sono risaliti alla persona in questione come a Raffaele Fiumara. Le intercettazioni telefoniche hanno poi confermato le dichiarazioni del testimone di giustizia.

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