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Inchiesta Parco dei principi, in sei rinviati a giudizio

Per molti, era l’albergo più bello della Calabria, in grado di combattere gomito a gomito con le strutture delle più rinomate località turistiche d’Italia. E per il suo patron, quel Bruno Verdiglio…

Pubblicato il: 25/10/2013 – 8:21
Inchiesta Parco dei principi, in sei rinviati a giudizio

Per molti, era l’albergo più bello della Calabria, in grado di combattere gomito a gomito con le strutture delle più rinomate località turistiche d’Italia. E per il suo patron, quel Bruno Verdiglione che del turismo aveva fatto – almeno pubblicamente – il suo cavallo di battaglia, il fiore all’occhiello. Ma l’hotel Parco dei Principi di Roccella jonica, per la Dda di Reggio Calabria è solo una gigantesca, lussuosa lavatrice che negli anni è servita per nascondere e riciclare l’immenso patrimonio che la cosca Aquino-Agostino-Coluccio ha accumulato grazie al narcotraffico. È questa la ricostruzione che i pm Antonio De Bernardo e Sara Ombra hanno portato di fronte al gup di Reggio Calabria, che ha avallato pienamente il quadro accusatorio rinviando a giudizio per riciclaggio e truffa Bruno Verdiglione, Vincenzo Condino, Francesco Condino, Antonio Condino e Domenico Condino. Insieme a loro, dovrà affrontare il processo anche Rocco Agostino, accusato di intestazione fittizia di beni.
Tutti quanti sono finiti al centro dell’indagine della Guardia di finanza di Catanzaro che non solo ha smascherato la presenza dei clan nell’operazione, ma anche una colossale truffa i danni dello Stato. Per costruire il Parco dei Principi, la Coninvest srl – società con sede nell’hinterland milanese, ma soci e interessi ben radicati nella Locride – ha percepito in maniera del tutto illecita un  finanziamento di 3,8 milioni di euro provenienti dal Patto per la Locride. Agevolazioni che i fratelli Condino, parenti dei broker della droga Giuseppe e Salvatore Coluccio, hanno ottenuto a una condizione: l’apporto da parte dell’impresa  beneficiaria di adeguati mezzi propri e, comunque, non inferiori a 3.325.000.000. Un aumento di capitale sociale dell’impresa che i soci della Coninvest – stando al piano presentato – avrebbero dovuto proporzionalmente dividere e versare, secondo un piano prestabilito che non solo non sarebbe stato pedissequamente rispettato, ma in realtà sarebbe stato finanziato da un socio occulto, l’ingegnere Bruno Verdiglione. È a lui infatti che i Condino venderanno in fretta e furia le quote della Coninvest <>. E se ciò non bastasse <>. E poco importa che a stretto giro la gestione dell’Hotel fosse stata quindi affidata alla Geat srl di proprietà di Rocco Agostino, stando alle risultanze investigative, riconducibile alla cosca Aquino-Agostino-Coluccio.
Elementi sufficienti per inquirenti e investigatori per passare al setaccio l’operazione e i conti dei soci dell’hotel, anche sulla scorta di quanto rivelato da collaboratori come Rocco Marando, che ai magistrati torinesi racconta degli affari leciti e illeciti del fratello Pasquale, all’epoca uno dei principali broker del narcotraffico internazionale. Affari come l’hotel Parco dei Principi: <>. (0080)


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