Ultimo aggiornamento alle 23:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Riciclaggio, rinviato a giudizio il patron del Parco dei Principi

REGGIO CALABRIA Per molti era l’albergo più bello della Calabria, in grado di combattere gomito a gomito con le strutture delle più rinomate località turistiche d’Italia. E per il suo patron, quel …

Pubblicato il: 25/10/2013 – 11:47
Riciclaggio, rinviato a giudizio il patron del Parco dei Principi

REGGIO CALABRIA Per molti era l’albergo più bello della Calabria, in grado di combattere gomito a gomito con le strutture delle più rinomate località turistiche d’Italia. E per il suo patron, quel Bruno Verdiglione che del turismo aveva fatto – almeno pubblicamente – il suo cavallo di battaglia, il fiore all’occhiello. Ma l’hotel Parco dei Principi di Roccella Jonica, per la Dda di Reggio Calabria è solo una gigantesca, lussuosa lavatrice che negli anni è servita per nascondere e riciclare l’immenso patrimonio che la cosca Aquino-Agostino-Coluccio ha accumulato grazie al narcotraffico. È questa la ricostruzione che i pm Antonio De Bernardo e Sara Ombra hanno portato di fronte al gup di Reggio Calabria, che ha avallato pienamente il quadro accusatorio rinviando a giudizio per riciclaggio e truffa Bruno Verdiglione, Vincenzo Condino, Francesco Condino, Antonio Condino e Domenico Condino. Insieme a loro, dovrà affrontare il processo anche Rocco Agostino, accusato di intestazione fittizia di beni.
Tutti quanti sono finiti al centro dell’indagine della Guardia di finanza di Catanzaro che non solo ha smascherato la presenza dei clan nell’operazione, ma anche una colossale truffa i danni dello Stato. Per costruire il Parco dei Principi, la Coninvest srl – società con sede nell’hinterland milanese, ma soci e interessi ben radicati nella Locride – avrebbe percepito in maniera del tutto illecita un  finanziamento di 3,8 milioni di euro provenienti dal Patto per la Locride. Agevolazioni che i fratelli Condino avrebbero ottenuto a una condizione: l’apporto da parte dell’impresa beneficiaria di adeguati mezzi propri e, comunque, non inferiori a 3.325.000.000.
Un aumento di capitale sociale dell’impresa che i soci della Coninvest – stando al piano presentato – avrebbero dovuto proporzionalmente dividere e versare, secondo un piano prestabilito che non solo non sarebbe stato pedissequamente rispettato, ma in realtà sarebbe stato finanziato da un socio occulto, l’ingegnere Bruno Verdiglione. È a lui infatti che i Condino venderanno in fretta e furia le quote della Coninvest «a un prezzo corrispondente al valore delle quote sociali senza considerare l`effettuato aumento di capitale sociale – si legge nell’ordinanza dell’epoca – proprio come se l’aumento di capitale non fosse stato da loro effettuato ma dall’acquirente Verdiglione Bruno, che avendo egli stesso fornito le provvidenze economiche per l`aumento di capitale sociale non poteva pagare ciò che già gli apparteneva. Né i fratelli Condino potevano esigere dal Verdiglione il pagamento delle quote sociale corrispondente al loro reale valore in quanto l’aumento di capitale era stato effettuato proprio dal Verdiglione».
E se ciò non bastasse «nessuno dei soggetti coinvolti nell’operazione imprenditoriale, né i fratelli Condino né il Verdiglione Bruno – si legge nelle carte – avevano disponibilità finanziarie idonee e sufficienti tali da poter versare nella società l’importo di oltre 3 miliardi delle vecchie lire, come ricavabile dalle dichiarazioni dei redditi di ciascuno, risultando percepiti, negli stessi anni, redditi appena sufficienti a consentire un medio tenore di vita». E poco importa che a stretto giro la gestione dell’Hotel fosse stata quindi affidata alla Geat srl di proprietà di Rocco Agostino, stando alle risultanze investigative, riconducibile alla cosca Aquino-Agostino-Coluccio.
Elementi sufficienti per inquirenti e investigatori per passare al setaccio l’operazione e i conti dei soci dell’hotel, anche sulla scorta di quanto rivelato da collaboratori come Rocco Marando, che ai magistrati torinesi racconta degli affari leciti e illeciti del fratello Pasquale, all’epoca uno dei principali broker del narcotraffico internazionale. Affari come l’hotel Parco dei Principi: «L’altro albergo di cui sono a conoscenza è un albergo costruito a Roccella, sempre con i soldi di mio fratello e che dovrebbe essere intestato ad una società sempre riconducibile agli Aquino. L’albergo per il quale mio fratello Pasqualino contribuì nella costruzione è il Parco dei Principi che non si trova sulla statale ma un po’ all’interno della città».

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x