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Plutino e il monopolio degli spazi elettorali

REGGIO CALABRIA A  Modena, Ciccarello e San Giorgio, per volere dei clan anche i muri sarebbero stati appannaggio esclusivo della propaganda elettorale dell`ex consigliere del Pdl Giuseppe Plutino….

Pubblicato il: 30/10/2013 – 15:55
Plutino e il monopolio degli spazi elettorali

REGGIO CALABRIA A  Modena, Ciccarello e San Giorgio, per volere dei clan anche i muri sarebbero stati appannaggio esclusivo della propaganda elettorale dell`ex consigliere del Pdl Giuseppe Plutino. È quanto emerso oggi al processo Alta Tensione 2 – che vede imputato l’ex politico insieme a capi e gregari della cosca Caridi-Borghetto-Zindato – dalla testimonianza dell’ex candidata Pd, Antonia Lanucara. Originaria della medesima zona di Plutino, in occasione della campagna elettorale la donna avrebbe dato incarico di attaccare i propri manifesti elettorali nel quartiere. «All’inizio ho dato l’incarico a uno degli operai che si era occupato della ristrutturazione della casa di mia madre. Ci eravamo accordati per 50 euro a notte». Un compenso troppo esiguo per l’uomo – ha riferito Lanucara in aula – che avrebbe dopo poco rinunciato. Ma prima che Ferrara rinunciasse all’incarico, all’allora aspirante consigliere comunale avrebbe confidato che «i proprietari di un bar non gli avevano permesso di affiggere i manifesti perché lì potevano andare solo i manifesti di Plutino». Medesimo problema che avrebbe dovuto in seguito affrontare l’uomo contattato dalla Lanucara per sostituire Ferrara nell’affissione. «Ho contattato questo ragazzo, di cui all’epoca non sapevo il nome. Non lo conoscevo se non per il fatto che passava spesso nei pressi della villa e salutava garbatamente». Peccato che il giovane in questione fosse Carmelo Mandalari, giovane leva del clan e uomo di fiducia di Natale Alampi e dello stesso boss Diego Rosmini, cui il clan avrebbe affidato il delicato compito non solo di riscuotere le estorsioni, ma anche di accompagnare i familiari dei Rosmini alle visite dei parenti in carcere. Particolari di cui la Lanucara – stando a quanto affermato oggi in aula – non sarebbe stata a conoscenza. Del resto – ha sostenuto, rispondendo alle domande del pm Stefano Musolino e delle difese – anche dopo aver affidato l’incarico a Mandalari la situazione non sarebbe cambiata. «Mi è stato riferito – ha affermato la donna – che i miei manifesti non si potevano attaccare, perché dopo dieci minuti passava sempre qualcuno a coprirli. Lì si potevano attaccare solo i manifesti di Plutino».
Prima di lei, sul banco dei testimoni, si è presentato, invece, Francesco Nucera, figlio dell’attuale segretario questore del consiglio regionale, Gianni, ex mentore di Plutino divenuto, nonostante ciò vittima di pressioni e minacce per aver rifiutato di assumere a tempo indeterminato la persona indicata dal clan tramite il suo ex delfino. Minacce di cui anche Francesco diventa destinatario e che oggi, rispondendo alle domande di pm e avvocati, ha ricordato in aula. «Ho conosciuto Domenico Condemi tramite Giuseppe Plutino. Lo vedevo spesso sia nella sua segreteria sia in quella di mio padre». E sarà proprio Condemi, nipote di Plutino, ma soprattutto parente dei Borghetto-Zindato, a fare pressione su Nucera per ottenere l’assunzione di Maria Cuzzola, cugina di Condemi e nipote dei Cosimo ed Eugenio Borghetto. Pressioni che nel tempo si fanno molto concrete. Una tanica di benzina, con tanto di miccia innescata, viene lasciata sulla macchina del consigliere, che – spaventato – parla con gli inquirenti delle pressioni ricevute. È dopo quest’episodio che Condemi si presenta nella segreteria di Nucera e non riuscendo a contattarlo – ha riferito oggi in aula il figlio Francesco – si sarebbe rivolto al ragazzo dicendo: «La tanica non è niente se non risolviamo questo problema grave». Una frase che avrebbe intimorito il giovane ma che oggi in aula non ha esitato a confermare.

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