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Sequestro di 3 milioni alla cosca Grande Aracri

REGGIO EMILIA Beni per 3 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri di Reggio Emilia sull`asse Reggio-Catanzaro a Francesco Grande Aracri, 59 anni, residente a Brescello, elemento di sp…

Pubblicato il: 08/11/2013 – 10:35
Sequestro di 3 milioni alla cosca Grande Aracri

REGGIO EMILIA Beni per 3 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri di Reggio Emilia sull`asse Reggio-Catanzaro a Francesco Grande Aracri, 59 anni, residente a Brescello, elemento di spicco dell`omonima cosca della `ndrangheta di Cutro capeggiata dal fratello Nicolino, detenuto. L`operazione antimafia è in corso dalle prime ore di oggi. È il primo provvedimento in Emilia Romagna, uno dei primi al Nord nei confronti di una cosca calabrese, di sequestro patrimoniale preventivo anticipato. I carabinieri, tra Reggio Emilia, Brescello, nella Bassa reggiana, e Botricello (Catanzaro) hanno sequestrato nel dettaglio 16 conti correnti e depositi bancari, due società del settore edile, sei unità abitative e nove commerciali, due veicoli e un terreno rurale. Il provvedimento, firmato dal presidente del Tribunale di Reggio Emilia, è stato richiesto dalla Dda di Bologna. Francesco Grande Aracri è gravato da una sentenza definitiva passata in giudicato per associazione di stampo mafioso a Reggio Emilia dal 2001 al 2003. L`operazione rientra nel contesto dell`indagine “Edilpiovra”, che negli anni ha permesso di mettere in luce la penetrazione della `ndrangheta del Reggiano, con estorsioni a gestori di esercizi pubblici e privati e fatturazioni seriali per operazioni inesistenti nei confronti di imprenditori, soprattutto del settore edile, destinate a occultare la “dazione di denaro” che il gruppo chiedeva alle vittime, anche con la minaccia di ritorsioni e azioni incendiarie. Secondo le indagini dei carabinieri, Francesco Grande Aracri sovrintendeva e dirigeva le attività del gruppo nel Reggiano.
A chiedere il provvedimento d`urgenza nei confronti di Francesco Grande Aracri è stato il sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini, che così ha applicato per la prima volta in regione questo tipo di misura di prevenzione prevista dal codice antimafia. Si tratta di una misura che ha come fondamento non l`esistenza di una indagine in atto (il soggetto colpito ha finito da tempo di scontare la pena cui era stato condannato), ma di un quadro indiziario composto – per gli inquirenti – dalla pericolosità del soggetto e dal modo in cui è stato accumulato il patrimonio, per l`accusa illecito poiché non commisurato al reddito. La misura è stata disposta dal presidente del tribunale, ma poi la proposta della Dda dovrà essere vagliata in contradditorio tra le parti dal tribunale, in composizione collegiale. L`udienza è già stata fissata per il 20 novembre. La misura di oggi, filtra da ambienti investigativi, si inserisce in un quadro generale di attenzione mai cessato dalla Dda bolognese nei confronti del fenomeno della infiltrazione `ndranghetista in territori come quello reggiano. (0040)

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