Nascondersi sotto la sabbia come fanno gli struzzi non salverà il Mezzogiorno. È la lezione che proviene da Pier Paolo Pasolini ripresa da Vito Teti nel suo “Maledetto Sud” e che è stata citata nel pezzo di Gian Antonio Stella, nella rubrica “Tuttifrutti” del Corriere della Sera, per dare una chiave di lettura alla storiaccia della Nocerina. In tanti tra gli abitanti della cittadina campana – con in testa il sindaco, Manlio Torquato – hanno difeso l`onore ferito dei nocerini puntando il dito sulla criminalizzazione effettuata da certa stampa. Una linea che, secondo l`editorialista del Corsera, ricorda quella adottata dal medico di Paola, Pasquale Nicolini. In quell`occasione, raccontato dal libro di Teti, il sanitario scrisse «una lettera appassionata, risentita e pacata» contro un pezzo che Pasolini aveva scritto sulla rivista Successo definendo Cutro «veramente il paese dei banditi come si vede in certi film western». Nella missiva Nicolini rimproverò allo scrittore e registra italiano che non avrebbe potuto emettere giudizi così severi sul centro del crotonese «sulla base di un rapido colpo d`occhio». Nella replica Pasolini sostenne che non era stato capace di «tirare pietosi veli sulla realtà», in altre parole non poteva nascondere la sensazione che aveva provato visitando quei luoghi. La stessa reazione che Teti dimostra difronte ad una Calabria mortificata dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata e della malapolitica e alla quale non si può rispondere nascondendosi come gli struzzi. «È doloroso, amaro, vedere – scrive Teti – come i pochi intellettuali, giornalisti, studiosi che denunciano la presenza della criminalità organizzata, il malaffare e la malapolitica, debbano difendersi da quanti li indicano come calunniatori della propria terra». Nocera come il resto del Mezzogiorno è vittima e carnefice del proprio destino. E la responsabilità per vedere un Sud diverso non può essere addebitata su altri se non sugli stessi abitanti.
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