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Il Codice rossanese al Quirinale

ROSSANO Un tesoro del patrimonio culturale calabrese, il Codex Purpureus Rossanensis, è stato scelto come simbolo della visita di Papa Francesco al Quirinale. Il Santo Padre e il capo dello Stato, …

Pubblicato il: 14/11/2013 – 17:32
Il Codice rossanese al Quirinale

ROSSANO Un tesoro del patrimonio culturale calabrese, il Codex Purpureus Rossanensis, è stato scelto come simbolo della visita di Papa Francesco al Quirinale. Il Santo Padre e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, hanno avuto modo di ammirare l`antico evangeliario esposto oggi per la prima volta al Quirinale dopo il suo restauro. L`antico evangeliario, custodito nel museo diocesano di Rossano, è stato illustrato dalla direttrice dell`Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, Maria Crisitina Misita, e dal vescovo di Rossano, monsignor Santo Marcianò. Papa Francesco e Giorgio Napolitano hanno avuto modo di intrattenersi davanti alle pagine dell`antico evangeliario ammirando la bellezza delle immagini e i contenuti. Il Codex Purpureus Rossanensis è un evangeliario risalente al V-VI secolo dopo Cristo. Contiene tutto il testo del Vangelo di Matteo e quello di Marco, tranne gli ultimi sei versetti. Molto affascinanti sono le 15 tavole miniate, che rappresentano scene della vita di Gesù e riportano alcune parabole. C`è anche una lettera di Eusebio a Carpiano che parla del Codice. Il codex venne denominato Purpureus perché i fogli di cui è composto sono di pergamena realizzata con pelle di agnellino, intinto nella porpora, perciò di colore rosso. Il direttore del museo diocesano di Rossano, dove il Codex è custodito in una apposita teca, don Giuseppe Straface, ha ricordato che «alcuni studiosi sostengono che sia stato scritto a Rossano. Ma studi accreditati lo collocano in Oriente, probabilmente, realizzato in Siria o ad Antiochia. S`ipotizza anche che l`ondata migratoria dei monaci greco-orientali avvenuta nel VII secolo abbia condotto a Rossano un gruppo di monaci che custodivano il prezioso testo Sacro. Ma non è da escludere anche che sia stato un nobile aristocratico della corte di Bisanzio a portarlo a Rossano». Sin da quando, nel luglio del 2006, si è insediato alla guida della diocesi di Rossano, monsignor Marcianò ha avuto una grande passione per il Codex. Nel mese di gennaio del 2007, tra l`altro, ha inoltrato la richiesta ufficiale per inserire il Codex nell`elenco dei beni dell`umanità dell`Unesco. «Monsignor Marcianò – ha proseguito don Straface – si è recato più volte al Quirinale per chiedere che la candidatura del Codex all`Unesco fosse appoggiata anche dalle alte cariche dello Stato e in occasione di una delle visite si era ipotizzato di esporre il Codex durante la visita di Papa Francesco al Quirinale. Ipotesi che si è conclusa positivamente stamane». (0090)
Monica Curia (ANSA)

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