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Marlane, Slai Cobas e Cgil: la salute non è negoziabile

PRAIA A MARE Un coro di protesta si è alzato dopo la sottoscrizione dell`accordo per un risarcimento danni alle presunte vittime dell`avvelenamento della Marlane. In prima fila lo Slai Cobas che in…

Pubblicato il: 15/11/2013 – 14:14
Marlane, Slai Cobas e Cgil: la salute non è negoziabile

PRAIA A MARE Un coro di protesta si è alzato dopo la sottoscrizione dell`accordo per un risarcimento danni alle presunte vittime dell`avvelenamento della Marlane. In prima fila lo Slai Cobas che in una nota evidenzia che «nessuna transazione civile può estinguere i reati né il danno collettivo e quello ambientale». In particolare, la direzione nazionale del sindacato autonomo – che si è costituito parte civile nel processo in corso a Paola – annuncia che «è in corso la sottoscrizione dell’accordo transattivo con la corresponsione di 30mila euro procapite alle parti lese al lordo delle spese legali (di cui 10mila euro agli avvocati). Per lo Slai Cobas, «dare giustizia ai morti, agli ammalati ed alle famiglie dei lavoratori  significa accertare e sanzionare con sentenza ogni responsabilità aziendale nonché sindacale, istituzionale e politica  degli organi di controllo ad ogni livello». Per questo il sindacato sottolinea che  «è possibile accertare i reati in questa prima fase di giudizio e (poiché ci troviamo di fronte a 108 morti e decine di ammalati di cancro tra lavoratori e cittadini) la lentezza dei tempi istruttori deve essere compensata con l’accorciamento dei successivi gradi di giudizio arrivando a sentenza definitiva». E poi aggiunge: «È un processo fortemente sbilanciato sulla trattativa quello che si trascina  al tribunale di Paola contro i responsabili aziendali della Marlane-Marzotto di Praia a Mare, quelli nazionali del polo tessile della Lanerossi di Valdagno e conniventi della pubblica amministrazione territoriale. Un processo abnorme e paradossale in cui tutti gli avvocati, sia della difesa che delle parti lese, hanno prevalentemente puntato  all’accordo transattivo con la rinuncia delle parti civili e con ciò “regalando” di fatto – per un piatto di lenticchie – un’ulteriore “chance di impunità” agli imputati con la fattiva devitalizzazione di un processo già fortemente compromesso dall’abnorme dilatazione dei tempi istruttori e che, proprio per questo, rischia di non “sopravvivere” ai tre gradi di giudizio». Da qui l`annuncio di aver presentato un esposto denuncia alla Procura di Paola, al Consiglio superiore della magistratura e alla Corte di Giustizia dell`Unione europea sulla vicenda.

LA CGIL: SI ACCERTINO LE RESPONSABILITA`
E contro questa decisione si oppone anche la Cgil che in una nota «condivide la preoccupazione di quanti, tra associazioni e cittadini, forze politiche, paventano il rischio concreto  che il processo Marlane, con la proposta di transazione ai familiari delle vittime da parte della proprietà, possa subire un tentativo di ridimensionamento e di chiusura silenziosa». «Esprimiamo rispetto – sottolinea Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno – per le scelte che ognuno vorrà fare in questa dolorosa vicenda, ma la Cgil, come parte civile, ritiene inaccettabile una proposta che tenta di avvolgere nel silenzio una tragedia dell’industria italiana in una terra  che meritava ben più considerazione e che invece ha lasciato solo macerie sociali». «Vogliamo – prosegue Sposato – la verità su quello che è avvenuto all’interno e all’esterno di quello stabilimento, lo dobbiamo alle tante vittime e alle loro famiglie, lo dobbiamo al territorio che non può continuare a vivere senza sapere se il sito è inquinato da rifiuti tossici ed è da bonificare. Vogliamo che si accertino le responsabilità di tutti, della proprietà, dei rappresentanti aziendali e sindacali, della politica, degli enti pubblici, degli organismi di controllo e la verità la si può avere solo se il processo va avanti ed arrivi a sentenza». Per il dirigente della Cgil «è indispensabile lavorare per unire un lavoro sinergico tra le numerose parti civili, i lavoratori, i familiari delle vittime, le associazioni ambientali, le forze politiche e sociali, il Comitato per le bonifiche per continuare a seguire la vicenda all’interno e all’esterno del Processo con iniziative specifiche e mirate ad ottenere l’integrale bonifica del sito, ma soprattutto per accendere i riflettori del Paese su una vicenda che non può essere derubricata come una storia calabrese, ma come una delle tragedie dell’industria italiana. Il processo deve andare avanti ed arrivare a sentenza, i morti, le loro famiglie e il territorio chiedono giustizia. La salute e la vita non sono negoziabili». (0090)

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