Ultimo aggiornamento alle 22:54
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Quei "pizzini" che raccontano il clan Lanzino

COSENZA «Lavori ne avete presi… avete pigliato buon piede… però trovatevi qualche amico pure nella zona in modo che siamo tutti felici e contenti, prima che al limite ci succede qualcosa… no,…

Pubblicato il: 21/11/2013 – 16:36
Quei "pizzini" che raccontano il clan Lanzino

COSENZA «Lavori ne avete presi… avete pigliato buon piede… però trovatevi qualche amico pure nella zona in modo che siamo tutti felici e contenti, prima che al limite ci succede qualcosa… no, non ci portate al punto che dobbiamo venire nel cantiere a fare qualche danno. Siete venuti qua, voi volete stare tranquilli… paese che andate usanze che trovate». Il “paese” è la zona universitaria di Arcavacata, a Rende, e l`“usanza” è il pagamento del pizzo. Una cosa da sbrigare in fretta, per evitare danni al cantiere e grattacapi ai proprietari della ditta. Che ha preso un appalto importante per la realizzazione degli alloggi universitari e dovrebbe – appunto secondo l`usanza – «corrispondere agli affiliati della cosca Lanzino un`imprecisata somma di denaro», secondo il racconto degli inquirenti.
È trascorso circa un anno da quella telefonata che prova il tentativo del clan cosentino di infiltrarsi negli appalti pubblici nell`area universitaria e dal primo intervento dei carabinieri di Rende. I militari conoscevano bene quel modus operandi: i toni accomodanti, il riferimento al fatto che «vi dovete fare un buon amico, perché possono capitare incidenti». Le telefonate arrivavano quasi tutte dalla stessa cabina di Rende, e la voce era sempre la stessa, quella di Francesco Costabile, uno dei picciotti del clan, così come il tipo di “consigli”.
Era così importante, quell`estorsione, che se ne trova traccia anche nei pizzini trovati in possesso di Alberto Superbo, uno dei luogotenenti del boss Ettore Lanzino. Accanto all`appunto “Università”, ci sono i nomi dei due geometri da avvicinare per avviare le trattative.

I PIZZINI E LA CONTABILITÀ MAFIOSA
Sono proprio quei pizzini uno dei passepartout per entrare nella “logica” della cosca che comandava nell`area urbana di Cosenza. Nell`auto del luogotenente, infatti, i carabinieri trovano «materiale documentale rilevante. Si tratta – scrivono i pm della Dda di Catanzaro nel decreto di fermo – del vero e proprio rendiconto economico della cosca Lanzino, indicante le uscite, personali e collettive, sostenute e “contabilizzate” da Alberto Superbo per conto dell`organizzazione». All`uomo era affidato il «pagamento mensile degli “stipendi” agli affiliati di ogni grado o, in loro assenza (in virtù del loro stato di detenzione), ai familiari di quest`ultimi». È una prova documentale – da sottoporre ancora al vaglio del giudizio – dell`esistenza di un welfare mafioso che copre necessità delle famiglie degli uomini del clan. E a volte si spinge anche fino alle amanti dei membri di spicco della “famiglia”. Così, un espressione come “2000 stp Umb”, secondo gli inquirenti significherebbe che a Umberto Di Puppo, uno dei più fidati collaboratori di Lanzino, andrebbe uno stipendio di 2mila euro. E “1800 stp RUA” sarebbe un`indicazione per il versamento di 1.800 euro ai «prossimi congiunti di Gianfranco Ruà, capo cosca, attualmente detenuto». Altre cifre indicano «chiaramente – secondo i magistrati antimafia – la gestione congiunta, da parte del clan, delle spese per l`assistenza legale».  
La gestione della contabilità è un aspetto essenziale per la cosca. Lo è ancora di più la “contabilizzazione” del narcotraffico. Su «quattro foglietti dattiloscritti, Alberto Superbo appuntava svariati nominativi accompagnandoli a cifre e talvolta a date e unità di misura quali “grammi”». Queste indicazioni, «cui si aggiungevano le eloquenti diciture “Fum”, stante a indicare i carichi di sostanza stupefacente di tipo “hashish” o, in alternativa, “B.” (stante per “bianca”, riferimento univoco dato alla cocaina”», rivelavano il controllo sulla spartizione del mercato e sulla gestione dei proventi derivanti dal traffico di stupefacenti. A partire da queste frasi trascitte sui “pizzini”, gli inquirenti contano di ricostruire una rete vasta, che tocca tutte le aree del Cosentino. Dagli appunti, è stato possibile chiarire come, il 24 maggio 2012, «la cosca avesse acquisito la disponibilità di 35 chilogrammi di sostanza stupefacente di tipo “hashish”».
Su altri appunti ancora, invece, c`erano diciture come “Debito Reggio fum 20.000”, che indicherebbero «il canale di importazione dei carichi di “hashish” proveniente dalla provincia di Reggio Calabria». E analogamente, le parole “Debito Napoli 5000”, parlerebbero di «un secondo canale di approvvigionamento aperto dalla cosca Lanzino nel capoluogo campano». C`è una piccola miniera d`oro in quelle carte recuperate dai carabinieri: possono aprire la porta per una ricostruzione minuziosa degli affari del clan e delle sue ramificazioni nella “tranquilla” Cosenza. La città in cui, se vuoi aprire un cantiere, è meglio che ti trovi un amico. (0020)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x