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OPERAZIONE INSULA | In vacanza al villaggio Arena

ISOLA CAPO RIZZUTO «Papà ha fatto da tramite… mio padre ha fatto tutto…». La frase di Pasquale Arena, figlio del boss Nicola, porta le storie raccontate nell’ordinanza dell’operazione “Insula” …

Pubblicato il: 04/12/2013 – 5:55
OPERAZIONE INSULA | In vacanza al villaggio Arena

ISOLA CAPO RIZZUTO «Papà ha fatto da tramite… mio padre ha fatto tutto…». La frase di Pasquale Arena, figlio del boss Nicola, porta le storie raccontate nell’ordinanza dell’operazione “Insula” indietro di qualche anno. Quando il villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto era nella terra di mezzo tra un’idea interessante e una realtà imprenditoriale. E il boss cercava di mediare, perché sapeva che da quell’affare avrebbe potuto ottenere grossi vantaggi dalla nascita di quella struttura, che può ospitare fino a 500 persone. Ma un conto è esercitare un’influenza che, nelle distorte logiche ‘ndranghetiste, è praticamente un diritto, altro è muoversi come i proprietari della struttura. Secondo il pm Salvatore Curcio, il comportamento di Pasquale Arena rientra perfettamente nel secondo caso: l’«ingerenza è assimilabile a una vera e propria gestione della struttura ricettiva». Perché Arena «determina alcune assunzioni, acquisisce le prenotazioni, conosce le disponibilità della struttura nei vari periodi estivi, interviene per determinare un abbassamento del prezzo delle tariffe, interviene per dirimere controversie insorte all’interno della struttura ricettiva, dispone di camere dove poter trascorre notti in intimità con la propria fidanzata, cena o pranza all’interno della struttura anche se la stessa non dispone di un ristorante aperto al pubblico, autorizza l’ingresso di persone non ospiti del villaggio». Si comporta come il «proprietario di una struttura ricettiva». Eppure non figura nella compagine societaria della Valtur. Che è gestita da una società per azioni che «normalmente non riserva camere a soggetti esterni alla compagine societaria». E invece, per bocca di un dipendente, chiede il permesso ad Arena «per utilizzare delle stanze vuote». E quello risponde, «per nulla imbarazzato dalla richiesta della società (…) con un superficiale “adesso vediamo” quasi a voler rimarcare la cortesia che, eventualmente, avrebbe fatto se avesse deciso di lasciare le stanze». Privilegi, questi, che, secondo il magistrato della Dda di Catanzaro, «devono avere una spiegazione e un`origine. Non possono essere immotivati».
La spiegazione è in quel cognome così ingombrante, che permette al figlio del boss di «ottenere assunzioni di conoscenti, e dirimere controversie insorte nella struttura». Arena fa assumere la propria compagna e si interessa anche dei contratti potenziali di altre persona, che «consapevoli dell’influenza esercitabile da Pasquale Arena all’interno della Valtur, lo contattavano nella speranza di avere un lavoro per il periodo estivo».
Si muove come un capo preoccupato, quando si rivolge agli addetti alla vigilanza perché è turbato dai troppi furti all’interno del villagio, furti che potrebbero pregiudicare il buon esito della stagione. Chiede sconti per gli amici e raccoglie segnalazioni. Dispone di appartamenti che può affittare senza rilasciare ricevuta. È al corrente delle presenze nella struttura e dei nominativi di alcuni ospiti. Si comporta come il padrone del villaggio in cui ha lavorato alla fine degli anni 90. Con quel cognome ingombrante, evidentemente può permetterselo. (0020)

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