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«Tutti i politici a Reggio venivano portati da qualche clan»

REGGIO CALABRIA «Il 95% dei candidati in campagna elettorale cerca e ottiene l’appoggio dei clan. Io sapevo che i Caridi portavano Plutino». Arriva per bocca del collaboratore Roberto Moio, nipote …

Pubblicato il: 04/12/2013 – 18:44
«Tutti i politici a Reggio venivano portati da qualche clan»

REGGIO CALABRIA «Il 95% dei candidati in campagna elettorale cerca e ottiene l’appoggio dei clan. Io sapevo che i Caridi portavano Plutino». Arriva per bocca del collaboratore Roberto Moio, nipote del superboss Giovanni Tegano,  una conferma all’impianto accusatorio con cui il pm Stefano Musolino ha portato a processo l’ex assessore comunale di Reggio Giuseppe Plutino, considerato espressione dei  clan Caridi-Borghetto-Zindato, con i cui capi e gregari viene oggi giudicato. I “padroni” dei rioni di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra – secondo gli inquirenti – raccoglievano  voti e sostegno per quel cugino dei Caridi la cui elezione si sarebbe in seguito rivelata importante per affari e lavori.
Circostanze confermate dal collaboratore, legato da rapporti di lunga data a uomini del clan come i fratelli Filippo e Domenico Condemi – «li chiamavano i gemelli» dice Moio – ma anche Pepè, Lello e Bruno Caridi. Rapporti forgiati al fuoco di quella guerra di `ndrangheta che ha visto i Tegano e i Caridi-Borghetto-Zindato, famiglie satellite del potente clan Libri, combattere insieme nello schieramento destefaniano, ma proseguiti anche in tempo di pace, quando Moio si è trovato spesso ad avere a che fare con gli uomini del clan tanto alla cooperativa new Labor, tanto quando nelle vesti di fornitore di caffè visitava i bar di Modena, Ciccarello e San Giorgio. Forniture imposte secondo una logica precisa:«Prima di entrare ci informavamo. Se si trattava di un bar di un amico, lo rispettavamo. Altrimenti il caffè lo portavamo noi». E al bar Mindo – luogo di ritrovo degli uomini del clan – il caffè lo portavano gli arcoti. È in quel contesto che Moio avrebbe sentito parlare della sponsorizzazione dei Caridi per quel parente che si stava facendo strada in politica, anche se – in fondo – per il pentito quelle voci sarebbero state solo una conferma di informazioni già apprese. «A me la politica è interessata sempre poco, ma in quel periodo io stavo sempre con Ciccio Trimboli, conosciuto anche come Ciccio Mercatone. Lui aveva fondato un partito “Io non ci sto”, quindi ne sapeva di queste cose. Lui mi ha detto che i Caridi portavano Plutino».
Circostanze confermate anche dai dipendenti della New Labor, la cooperativa che si occupava della pulizia dei treni finita in mano ai Tegano: «Molti di loro erano di San Giorgio e mi dicevano che i Caridi appoggiavano uno di famiglia, Plutino».  Moio non sa dire se abbia mai conosciuto personalmente l’ex assessore: «In trent’anni ho conosciuto tanti politici, non ricordo – sottolinea – se me lo abbiano mai presentato». A lui – sostiene – la politica non interessava. Ma da uomo di `ndrangheta sostiene di essere a conoscenza delle prassi che – in presenza o meno di rapporti familiari – hanno sempre drogato le campagne elettorali. «Tutti i politici a Reggio Calabria venivano portati da qualche clan. Quando c’è la parentela non si chiedono soldi, i favori vengono dopo nel campo degli appalti, dei posti di lavoro… Per Plutino sapevo che non era questione di soldi – dice Moio sicuro, rispondendo alle domande dell’avvocato Alvaro, legale dell’ex politico –. Lui doveva salire e basta. Plutino era un caso a parte perché era portato dalla sua famiglia di `ndrangheta». (0090)

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