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Processo Gebbione, confermati 13 anni al boss Labate

REGGIO CALABRIA È una sentenza che rispetta la linea di profonda rideterminazione delle condanne chiesta dal pg Fulvio Rizzo quella emessa oggi pomeriggio dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, …

Pubblicato il: 04/12/2013 – 23:24
Processo Gebbione, confermati 13 anni al boss Labate

REGGIO CALABRIA È una sentenza che rispetta la linea di profonda rideterminazione delle condanne chiesta dal pg Fulvio Rizzo quella emessa oggi pomeriggio dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, dove il processo Gebbione è tornato per ordine della Cassazione. In linea con le disposizioni dei supremi giudici, che avevano salvato la contestazione dell’associazione mafiosa solo a carico dello zoccolo duro del clan che ruotava attorno a Michele Labate, anche il pg aveva infatti nei mesi scorsi chiesto la conferma solo della condanna a carico del boss, invocando invece a carico dei coimputati pene decisamente più miti. Richieste accolte e in parte superate dalla Corte, che ha  confermato la condanna a carico del boss, infliggendogli 13 anni di reclusione, solo 4 mesi in meno di quanto chiesto dalla pubblica accusa. Non viene accolta invece la richiesta di conferma della condanna a carico di Orazio Assumma, in precedenza condannato a 3 anni e sei mesi, ma assolto dai giudici di secondo grado per non aver commesso il fatto. Incassano un’assoluzione anche Angelo Caccamo, per il quale il pg Rizzo aveva invocato 1 anno e 4 mesi di reclusione e Fabio Morabito, per il quale erano stati chiesti quattro anni, mentre è in ottemperanza alla richiesta dell`accusa che sono stati assolti anche Francesca e Paolo Labate (classe `85) perché il fatto non costituisce reato.
È invece in sostanziale accoglimento delle richieste del pg, che la Corte d`appello ha condannato Antonino Gaetano Caccamo a cinque anni di reclusione e 1400 euro di multa, solo qualche mese in meno e qualche centinaio di euro in più di quanto chiesto dalla pubblica accusa. Tre anni 14 giorni di reclusione e 800 euro di multa vanno invece a Fabio Caccamo, per il quale erano stati chiesti 4 anni, mentre dovrà scontare solo  un anno, sei mesi e 20 giorni di reclusione e pagare 600 euro di multa Giuseppe Antonio Santo Canale.
Lieve anche la condanna rimediata da Filippo Cassone che dovrà scontare un anno e 8 mesi di prigione e 50mila euro di multa, con pena sospesa, a fronte dei due anni chiesti dal pg. Medesima pena inflitta dai giudici a  Paolo Falcone che  incassa l`assoluzione per un capo d’imputazione, con conseguente riduzione di pena a un anno e 8 mesi, con condono parziale nella misura di 4 mesi di reclusione per effetto dell`indulto. Medesima richiesta aveva avanzato il pg per Annunziato Nato, nei cui confronti è stata però respinta. Due anni, sei mesi di prigione e 600 euro di multa vanno invece a  Oberto Alessandro Mirandoli, per il quale il pg aveva chiesto qualche giorno di reclusione in meno e qualche centinaio di euro in più di multa.
Per Angiolo Messineo e Pietro Pennestrì viene esclusa l`aggravante della mafia e la pena diventa di un anno e quattro mesi ciascuno di reclusione, mentre solo un anno di carcere dovrà scontare David Fumante, per il quale il pg aveva chiesto un anno e 4 mesi.
La corte ha disposto la revoca nei confronti di Giuseppe Antonio Santo Canale, Paolo Falcone, Oberto Alessandro Mirandoli, Filippo Cassone e David Fumante le pene accessorie disposte in primo grado, ordinando anche il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto del puledro Nadir e della salumeria All piglet srl, divenuta nota per aver beneficiato dei fondi per il rilancio dell’offerta turistica messi a disposizione dal Comune di Reggio Calabria con il bando Carpe Diem.
È dunque con un naufragio – del tutto prevedibile dopo la stangata della Cassazione – che si conclude il procedimento nato dall`inchiesta che ha stretto il cerchio attorno al clan Labate, storico clan egemone nella zona sud della città, fra i quartieri di Gebbione e Sbarre. Forti di una formale neutralità durante la seconda guerra di `ndrangheta, i Labate avrebbero avuto modo di costruire e consolidare la propria egemonia negli anni in cui le `ndrine reggine si contendevano, a colpi di agguati e omicidi mirati, il predominio della città. Una posizione di forza nella periferia sud di Reggio che ha resistito anche ai nuovi assetti che la pax mafiosa del `91 ha disegnato e che avrebbero regalato ai Labate la possibilità e il potere di estendere la propria influenza anche su importanti realtà industriali come le officine Omeca o la platea di lavaggio di Trenitalia, in mano ai Tegano, ma finita anche nell’orbita dei “Ti mangio” dopo il trasferimento nella zona di Calamizzi. (0090)

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