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Crollo dell`avambriglia nell`Oliva, Giordano: valuteremo il da farsi

AMANTEA «Avevamo già constatato il collasso dell`avambriglia nel corso delle nostre indagini, tanto da chiedere chiarimenti anche al genio civile opere fluviali. Ora, a seguito di questo nuovo epis…

Pubblicato il: 05/12/2013 – 14:30
Crollo dell`avambriglia nell`Oliva, Giordano: valuteremo il da farsi

AMANTEA «Avevamo già constatato il collasso dell`avambriglia nel corso delle nostre indagini, tanto da chiedere chiarimenti anche al genio civile opere fluviali. Ora, a seguito di questo nuovo episodio, valuteremo il da farsi per chiarire fino in fondo quanto successo». Il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, commenta così quanto accaduto nel greto del fiume Oliva dove, a seguito delle pesanti precipitazioni dei giorni scorsi, si è registrato il cedimento dell`avambriglia in località Foresta di Serra d`Aiello. Un sito ritenuto non secondario nell`ampia e dettagliata attività investigativa portata avanti dalla Procura paolana e già ampiamente esaminato nel corso dell`inchiesta sull`avvelenamento dei terreni e delle acque nella vallata che interessa i comuni di Amantea, San Pietro in Amantea, Serra d`Aiello e Aiello Calabro.
In particolare, proprio in questo luogo le analisi condotte dal perito della Procura avevano riscontrato elevatissime concentrazioni di contaminanti al di sotto della briglia del fiume, soprattutto arsenico: 293mg per chilo. Ma anche mercurio e cadmio al di sopra dei valori di legge. Senza contare che a poca distanza dalla briglia, nel corso della campagna di analisi condotta dalla Procura, a una profondità di 4-5 metri era stato rinvenuto terreno contaminato dal cesio 137 con un valore pari a 6 Bq/kg (Bequerel per chilogrammo di terreno). Inoltre durante i carotaggi effettuati sulla briglia era stata scoperta, al di sotto della struttura, una soglia di cemento armato a una profondità di 10 metri e una seconda a circa 12 metri. Una sorta di sarcofago realizzato sotto quella briglia all`interno del quale i tecnici sia dell`Arpacal sia della Procura rinvennero terreno contaminato da metalli pesanti. Le indagini già negli anni passati si indirizzarono in questa zona in seguito alle testimonianze raccolte dagli inquirenti che avevano parlato di diversi fusti allineati nell`area e di una grossa buca scavata nei pressi della briglia. Tre, in particolare, le segnalazioni convergenti che descrissero nei primi anni novanta questi contenitori che per forma e consistenza avevano portato gli inquirenti a far sospettare si trattasse di fusti contenenti materiale radioattivo. Gli accertamenti successivi, però, non consentirono di avallare questa ipotesi che rimase così nell`ombra. Un`ipotesi che, anche a distanza di anni, desta ancora molti dubbi visto che il racconto dei testimoni si riferisce a un periodo, appunto l`inizio degli anni Novanta, in cui si sospettò che fosse stato interrato proprio in questo territorio il materiale proveniente dalla motonave Rosso. Una delle cosiddette “navi dei veleni” spiaggiata in località Formiciche – distante pochi chilometri da questa zona – il 14 dicembre del 1990. Un episodio che ha dato il via all`indagine sull`avvelenamento della vallata e che ha portato all`incriminazione per disastro ambientale e morte a seguito di avvelenamento delle acque dell`imprenditore edile Cesare Coccimiglio e di quattro titolari di terreni nella zona dove sarebbe stato interrato il materiale contaminato. Certo che per chiarire il dubbio se al disotto dell`avambriglia ceduta a seguito della pioggia ci sia ancora altro materiale sospetto occorrerebbe avviare una nuova e più complessa opera di analisi che potrebbe portare addirittura a deviare il corso del fiume e, conseguentemente, scavare nelle sue profondità. Un compito certamente non facile che spetterà nuovamente alla Procura di Paola valutare se sia o meno opportuno portare avanti fino in fondo. (0090)

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