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Cronaca della morte (annunciata) di un fiume

TORTORA È il tardo pomeriggio del 10 gennaio 2012 quando gli uomini del nucleo Ambiente della Procura di Paola e i militari del Norm, comando compagnia carabinieri di Lagonegro assistono impietriti…

Pubblicato il: 06/12/2013 – 14:11
Cronaca della morte (annunciata) di un fiume

TORTORA È il tardo pomeriggio del 10 gennaio 2012 quando gli uomini del nucleo Ambiente della Procura di Paola e i militari del Norm, comando compagnia carabinieri di Lagonegro assistono impietriti a un fenomeno affatto naturale. Dallo scarico del depuratore, in località San Sagro di Tortora, esce un liquido che in pochi minuti colora di marrone il torrente Pizzinno, affluente del fiume Noce. Un impatto violento che trasforma le acque cristalline del torrente in una massa informe e produce schiume maleodoranti. Ma c`è di più. Gli investigatori, mandati lì da procuratore capo Bruno Giordano – titolare dell`indagine sul presunto cattivo funzionamento dell`impianto tortorese – avrebbero accertato che quel liquame non proverrebbe dalle vasche d`ispezione del depuratore, perfettamente pulite, ma da una tubazione che consentiva di bypassare a piè pari il sistema di depurazione, per immettere direttamente nel Pizzinno i liquami.
È uno degli episodi più eclatanti avvenuti – e documentati con fotografie dai militari – attorno all`impianto per il trattamento e la depurazione dei liquami di Tortora. Una struttura finita più volte sotto la lente d`ingrandimento degli inquirenti e che ora dopo l`ultima iniziativa della Procura tirrenica – che ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro della struttura (clicca qui per vedere il video dell`operazione della guardia di finanza) – sembra dimostrare la pericolosità del depuratore. Dagli atti di quest`ultima inchiesta – che ha già tre indagati (l`amministratore unico della società “Ecologica 2008 srl”, Debora Plastina, l`institore Raffaele Cavaliere e il direttore tecnico Agostino Gallo) – emergono particolari inquietanti circa il modus operandi della società che gestiva il depuratore di San Sagro.

IL PERCOLATO IN MARE
Grazie all`attività congiunta degli uomini della brigata della guardia di finanza di Cetraro, dei loro colleghi di Paola, nonché del nucleo Ambiente della Procura di Paola e dei carabinieri del Norm di Lagonegro, sarebbe stato accertato che enormi quantitativi di liquami – per lo più percolato proveniente dalle discariche di quattro regioni – finivano non depurate nel fiume Noce, inquinando anche le acque del Tirreno cosentino e lucano. Tra il 2009 e il 2013 gli investigatori, attraverso l`esame congiunto di documenti contabili e il controllo gps dei mezzi incaricati di prelevale i liquami, avrebbero dimostrato che circa 300 metri cubi al giorno finivano prima nel torrente Pizzinno e poi, dopo aver attraversato il Noce, in mare. In particolare, in 40 giorni lavorativi tra dicembre del 2012 e gennaio 2013 la società avrebbe ricevuto circa 20.571,70 metri cubi rispetto ai 12mila che avrebbe potuto trattare, generando così un volume di liquami in eccesso di oltre 8.500 metri cubi. Il dubbio che siano finiti non depurati in acqua è elevato tanto che il gip Carmine De Rose nel decreto di sequestro afferma che «è fin troppo palese come tali eccessi di conferimento (…), abbiano inevitabilmente determinato uno sversamento nel corpo idrico ricettore, ovvero il torrente Pizzinno e conseguentemente il fiume Noce e il mar Tirreno, di rifiuti liquidi non adeguatamente e/o sufficientemente trattati/depurati».

LA MORTE DEL FIUME
E gli effetti di questa devastante opera di inquinamento potrebbero essere alla base di alcuni fenomeni già osservati nella zona. A partire dalla moria di pesci denunciata più volte dai residenti, soprattutto alla foce del fiume Noce. Possibile causa del processo di eutrofizzazione dei corsi d`acqua, attivato proprio dalla mancata depurazione dei liquami e della sua immissione in acqua. Tra le criticità che sarebbero state accertate dagli inquirenti, infatti, ci sarebbe «la completa disattivazione della sezione di depurazione relativa alla “denitrificazione” con la conseguenza del mancato abbattimento sia dell`azoto totale presente nel liquame che l`evaporazione dell`ammoniaca». Un procedimento che può «provocare carenza di ossigeno nei corpi idrici superficiali, portando alla cosiddetta eutrofizzazione dei corpi idrici recettori: torrente Pizzino, fiume Noce e Mar Tirreno». Da qui anche i tanti, troppi dubbi sulla qualità delle acque del mare della zona che inevitabilmente non possono non aver risentito di questo pesante inquinamento che proveniva dal principale fiume dell`Alto Tirreno cosentino. (0090)

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