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"Assenzio-Sistema", la Cassazione scagiona i Crocè dall`accusa di `ndrangheta

REGGIO CALABRIA Ancor prima che il dibattimento del processo “Assenzio-Sistema” entri nel vivo, la Cassazione assesta un colpo durissimo all’accusa, di fatto scagionando la famiglia Crocè dalle acc…

Pubblicato il: 07/12/2013 – 16:47
"Assenzio-Sistema", la Cassazione scagiona i Crocè dall`accusa di `ndrangheta

REGGIO CALABRIA Ancor prima che il dibattimento del processo “Assenzio-Sistema” entri nel vivo, la Cassazione assesta un colpo durissimo all’accusa, di fatto scagionando la famiglia Crocè dalle accuse di collusione con la `ndrangheta. Stando all’accusa, Giuseppe Crocè e la figlia Barbara, titolari della Sgs Group, società titolare di numerosi supermercati Sma a Reggio Calabria, anche dopo l’arresto dell’ex consigliere della lista “Alleanza per Scopelliti” Dominique Suraci, finito in manette perché accusato di essere referente politico e imprenditoriale del potentissimo clan dei Tegano nel mondo della grande distribuzione e non solo, avrebbero continuato a seguire le sue direttive, a tutto vantaggio degli arcoti. Un’accusa pesantissima che ai due era costata l’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa e una durissima valutazione del gip: «Il profilo psicologico di Crocè – si leggeva nell’ordinanza – non si palesa quale quello della vittima ma come quello dell`imprenditore che intende entrare in rapporto collusivo con la `ndrangheta». Accuse sempre respinte dai due imprenditori, difesi dagli avvocati Francesco Floccari e Felice Domenico Retez, cui questa settimana la Cassazione hanno dato definitivamente ragione. Con le sentenze emesse il 5 e il 6 dicembre scorso, i giudici hanno infatti annullato senza rinvio – dunque in termini definitivi dal punto di vista cautelare – il provvedimento di sequestro della società Sgs Group srl, disposto nel gennaio di quest’anno in ragione di presunte aderenze dei Crocè con ambienti malavitosi, e dichiarato inammissibile il ricorso proposto a suo tempo dal pm Stefano Musolino contro il provvedimento del Tribunale della libertà che, in accoglimento di un’istanza dei difensori, aveva disposto, la scarcerazione dell’imprenditore Giuseppe Crocè dopo alcuni mesi di detenzione. Provvedimenti che si sommano alla sentenza precedentemente emessa dalla Cassazione, che nel luglio scorso aveva respinto un analogo ricorso presentato dal pm contro l’immediata scarcerazione di Barbara Crocè disposta dal Tdl reggino, su istanza dei due difensori. Tutte pronunce che fanno vacillare l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa a carico dei due imprenditori, ancor prima che il processo entri nel vivo. Un dibattimento che, proprio in virtù delle pronunce del Tdl prima e della Suprema Corte poi, si annuncia in discesa per i due imprenditori, mentre complica la strada dell’accusa. (0050)

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