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Viaggio a Crotone, terra senza speranza

CROTONE Crotone? Non è una città, ma «il teatro permanente della sciagura  umana». Antonello Caporale, dalle colonne del Fatto quotidiano, definisce così la terra natìa di Pitagora. Un lungo report…

Pubblicato il: 08/12/2013 – 12:52
Viaggio a Crotone, terra senza speranza

CROTONE Crotone? Non è una città, ma «il teatro permanente della sciagura  umana». Antonello Caporale, dalle colonne del Fatto quotidiano, definisce così la terra natìa di Pitagora. Un lungo reportage tra le rovine di un luogo che ha avuto il suo periodo d’oro più di due millenni fa. Oggi è una città dimenticata, «immersa in una baia magnifica» ma «avvelenata fino nelle narici». Crotone «cammina ogni giorno sul bitume contaminato», «manda a scuola i suoi figli e trova l’amianto, attende il passaporto in Questura e l’aspetta il cadmio. Cerca l’ospedale e spunta la clinica privata, punta al mare e trova in spiaggia una grande discarica di scorie industriali». È un ritratto impietoso, quasi senza speranza. L’orgoglio della Magna Grecia è oggi una città dove «il lavoro si trasforma magicamente in appalto chiuso, devoluto alle solite famiglie dominanti, filiazioni barbariche dello spacchettamento territoriale in divisioni ‘ndranghetistiche». Amata e dannata la “patria” di Pitagora, che costringe i suoi figli a fare le valigie e andare via. Caporale parla con quei giovani (pochi) che hanno deciso di rimanere. «Sono partiti i migliori. Così però questa città muore ogni giorno di più», riflette una ragazza. Poi continua il cahiers de doléances: «La ferrovia è in rovina – binario desolato e interdetto al traffico degli umani, solo cani randagi pernottano sotto le pensiline vuote –, l’aeroporto è chiuso, da lì decollano i disperati migranti liberati dal locale centro di accoglienza, l’internamento moderno dei derelitti del mondo. Resta a disposizione della cittadinanza la corsia unica della famigerata Statale 106, la strada della morte per via degli abituali, quasi quotidiani incidenti».
È stata ridotta così, a «uno scheletro», quella che un tempo era la più grande città operaia del Sud: «Senza fabbrica, senza lavoro, senza salute». L’unica fiammella di speranza è forse la squadra di calcio, che milita con onore in Serie B. Ma la società «è detenuta da un nome pesante e ingombrante, la famiglia Vrenna, imprenditori di tutto, calamita di appalti, professionisti con collaudate, connesse e facoltose sponde nella politica». È un cognome che rimbomba e che «rimanda a lunghe inchieste giudiziarie di Pierpaolo Bruni, giovane pm antimafia che a Crotone è nato e, per amore della sua terra, in quella Procura ha lavorato, qui ha visto coronare le sue fatiche, i successi e anche gli insuccessi». Fu proprio il magistrato – ricorda Caporale – a inquisire Raffaele Vrenna, il presidente della squadra di calcio, poi assolto in appello.
Città controversa, Crotone, in cui «ogni rivolo di spesa finisce in tasche private. Ha il vento da sfruttare eppure l’ha regalato alle imprese eoliche che hanno costruito le torri nei terreni degli Arena, cosca illustre della formazione criminogena locale». I rifiuti, altra bella questione. Si devono smaltire? «Ecco i Vrenna, specializzati nella raccolta e termodistruzione». Infine, la sanità. «Nessun problema – commenta Caporale – c’è Massimo Marrelli e la sua catena di hospital all’avanguardia. Tutto privato, tutto però convenzionato. Gli ospedali cascano, chiudono, si trasformano in luoghi del permanente dolore», mentre il professor Marrelli «apre, allarga e, anche grazie al suo merito e alla sua intraprendenza, ammoderna, specializza». La connessione tra l’imprenditore e la politica è «tradotta in decreto»: «Sua moglie, architetto, già manager della salute, è vicepresidente della Regione».
Ma Crotone è anche «la capitale dei telefonisti», e il padrone di questo sistema è Sergio Abramo. «Che, guarda un po’, fa il sindaco di Catanzaro dal 1997 per il centrodestra e nell’intervallo tra un mandato e l’altro è riuscito anche a essere consigliere regionale. Per i cinque anni di dedizione alla causa gode di un assegno vitalizio di 2.800 euro mensili, somma ricevuta allo scoccare del 55esimo anno di età».
La città di Pitagora, oltre al rapporto a doppio filo tra ‘ndrangheta imprenditoria e politica deve pure affrontare l’emergenza tumori. Sono tante le persone che piangono i morti della Pertusola, «vittime della grande sideruriga italiana». Qui il tasso di mortalità è altissimo, con un innalzamento delle percentuali che arriva al 15%. «Crotone è come Taranto e forse peggio – osserva il giornalista del Fatto –. Ma non ha voce, nemmeno tenta più di farsi rispettare, di ripulire la sua faccia sporca». (0040)

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