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Confiscati beni per 90 milioni al clan Pesce

REGGIO CALABRIA È del valore di oltre 90 milioni di euro il patrimonio riconducibile a capi e affiliati del clan Pesce di Rosarno confiscato questa mattina dal nucleo di polizia tributaria della gu…

Pubblicato il: 10/12/2013 – 7:56
Confiscati beni per 90 milioni al clan Pesce

REGGIO CALABRIA È del valore di oltre 90 milioni di euro il patrimonio riconducibile a capi e affiliati del clan Pesce di Rosarno confiscato questa mattina dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Reggio Calabria, assieme al Ros e al comando provinciale di Reggio Calabria dell’Arma dei carabinieri, che dalle prime ore dell’alba stanno hanno messo i sigilli a beni immobili, beni mobili registrati, attività commerciali e disponibilità finanziarie. In particolare, nell`ambito dell`operazione “All clean” sono stati sottoposti a confisca: 14 attività economiche; 2 società di calcio dilettantistico. Oltre alle due compagini di calcio, sono stati confiscati imprese e società, comprensive del loro patrimonio aziendale, per un totale di 14 attività economiche, operanti, in regime di monopolio mafioso, nel settore dei trasporti, agrumicolo, della vendita di carburanti e lubrificanti e dell`abbigliamento. Il provvedimento comprende, inoltre, vasti appezzamenti di terreno agricolo, coltivati ad agrumeto e kiwi, per un`estensione di oltre 300mila metri quadri; 19 beni immobili, tra i quali, sono ricomprese due ville di pregio, di cui una sita al centro della città di Rosarno e una sul promontorio di Capo Vaticano, nonché un vasto complesso sportivo; numerosi veicoli, ad uso privato e commerciale, alcuni dei quali sono stati già assegnati alle forze di polizia per il loro utilizzo negli specifici servizi di contrasto al fenomeno mafioso e plurimi rapporti finanziari bancari, postali e assicurativi. Nello stesso contesto 11 persone, considerate al vertice dell`organizzazione, sono state sottoposte al provvedimento della sorveglianza speciale, con obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le indagini rappresentano la naturale prosecuzione delle operazioni “All inside 1 e 2”, scattate il 28 aprile e il 23 novembre 2010, che hanno consentito di ricostruire, attraverso la disamina della documentazione fiscale e contabile acquisita, la genesi patrimoniale dei beni immobili eo mobili registrati e dei complessi aziendali sequestrati, talvolta fittiziamente intestati a terzi, al fine – rendono noto gli inquirenti – di eludere l’applicazione di provvedimenti cautelari e/o ablativi, ma di fatto riconducibili alla storica famiglia di ‘ndrangheta dei Pesce.
In questo modo è emersa una sproporzione tra i modesti redditi dichiarati dagli indagati e dai componenti dei rispettivi nuclei familiari in rapporto agli ingenti investimenti effettuati e alle acquisizioni patrimoniali riconducibili agli stessi.
Le persone sottoposte all`obbligo di sorveglianza speciale sono Antonino Pesce, 60 anni, inteso “Testuni”, ritenuto il capo della potente cosca Pesce, già detenuto in regime di 41 bis e recentemente condannato dal Tribunale di Palmi nel processo “All inside” a 28 anni di carcere: ora si aggiungono cinque anni di sorveglianza speciale; Francesco Pesce, 35 anni detto “Ciccio Testuni”, primogenito del capocosca Antonino, recentemente condannato dalla Corte d’Appello di Reggio nel processo “All inside” a 13 anni e 4 mesi di carcere e ora 4 anni di sorveglianza speciale; Marcello Pesce, 49 anni, detto “U Ballerinu”, nipote del patriarca e boss mafioso deceduto; Peppe Pesce, 90 anni, cugino di Antonino Pesce, 60 anni, ritenuto uno dei “gerarchi” dell’omonima cosca, in stato di latitanza, recentemente condannato dal Tribunale di Palmi nel procedimento “All inside” a 15 anni e 6 mesi di reclusione, a cui si aggiungono 4 anni di sorveglianza speciale; Domenico Arena, 59 anni, detto “Mimmo”, (cognato del “gerarca” Vincenzo Pesce, detto “U Pacciu”), recentemente condannato dalla Corte d’Appello di Reggio in “All inside” a 8 anni si carcere e ora a 4 di sorveglianza speciale; Roberto Matalone, 36 anni (genero del capocosca Antonino Pesce, 60 anni, perché ha sposato la figlia Maria Grazia Pesce di 31 anni e ritenuto  elemento di spicco, con ruoli operativi sotto la direzione del cognato Francesco Pesce, 35 anni), recentemente condannato nel processo “All inside” a 13 anni e 10 mesi di carcere, e ora a 3 anni di sorveglianza speciale; Domenico Leotta, 53 anni, detto “U Longu”, (considerato elemento di spicco con ruoli operativi sotto la direzione dei boss Francesco e Marcello Pesce, soprattutto nel settore della droga e delle armi), recentemente condannato in “All inside” a 16 anni e 10 mesi di carcere, destinatario di 3 anni di sorveglianza speciale; Maria Grazia Messina, 71 anni, suocera del capocosca Antonino Pesce, destinataria dell`obbligo di sorveglianza speciale per 3 anni; i fratelli Rocco e Franco Rao, detti “U puffo/`U nano”, nipoti del defunto boss Peppino Pesce, e cugini del capocosca Antonino Pesce, ritenuti finanziatori della cosca attraverso attività di riciclaggio, recentemente condannati in “All inside” rispettivamente a 16 e 17 anni di carcere, nonché entrambi destinatari della sorveglianza speciale per 3 anni; Domenico Varrà, 59 anni, detto “Mister”, ritenuto faccendiere della cosca Pesce, delegato a curare gli interessi primari del clan anche nel mondo del calcio, recentemente condannato in “All inside” a 16 anni e 4 mesi di carcere, destinatario dell`obbligo di sorveglianza speciale per 3 anni; Francesco Di Marte, 50 anni, detto “U Tetenna” – ritenuta una personalità di assoluto rilievo nella cosca nella quale riveste incarichi operativi nel traffico di sostanze stupefacenti e delle estorsioni con compiti di intermediazione con l’esterno – destinatario della misura della sorveglianza speciale per 3 anni. (0030)

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