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ANTIMAFIA A REGGIO | E la presidente vuole modificare la legge sullo scioglimento

REGGIO CALABRIA «La Calabria è la terra in cui la `ndrangheta è nata e ha radici più profonde. La Commissione ha ascoltato e ripartiamo da qui con elementi di conoscenza acquisiti. Ripartiamo consa…

Pubblicato il: 10/12/2013 – 19:30
ANTIMAFIA A REGGIO | E la presidente vuole modificare la legge sullo scioglimento

REGGIO CALABRIA «La Calabria è la terra in cui la `ndrangheta è nata e ha radici più profonde. La Commissione ha ascoltato e ripartiamo da qui con elementi di conoscenza acquisiti. Ripartiamo consapevoli che la `ndrangheta è concepita forte dove lo Stato si mostra debole». È questa la consapevolezza nuova espressa dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, al termine dei lavori nella città calabrese dello Stretto. Una conclusione forse resa amara dal comunicato al vetriolo diffuso dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, ma che di certo non ha intimidito la Commissione che «per Reggio, se non addirittura per tutta la Calabria, potrebbe pensare ad una legge speciale». Nel frattempo però – ha detto la presidente – ci sono temi che la Commissione si occuperà di sviluppare anche a partire dal bagaglio di conoscenze acquisite a Reggio attraverso il confronto con forze dell’ordine, Procura, ma anche testimoni di giustizia e associazioni. «Sono due gli aspetti programmatici su cui la Commissione deve andare in profondità. Il primo è sicuramente il tema degli enti locali e dello scioglimento dei Comuni, delle giunte, delle amministrazioni. Quella che abbiamo è una buona norma, ma anche in ragione dei cambiamenti che la legislazione in tema di enti locali ha subìto, dobbiamo intervenire su questa legge con delle modifiche. Non voglio anticipare quello che sarà il lavoro di uno specifico comitato, ma le criticità che sono emerse sono molte».
La Bindi non lo dice, ma in mattinata di fronte alla Commissione sono sfilati anche i tre prefetti che oggi guidano il Comune di Reggio, sciolto il 15 ottobre dello scorso anno per mafia. Una terna che nel corso dei mesi ha visto la sostituzione di due dei suoi membri, non ultimo il commissario capo Vincenzo Panìco, cui è subentrato il prefetto Gaetano Chiusolo. Un avvicendamento, che assieme ad alcuni provvedimenti che alcuni deputati, a margine dei lavori, hanno definito «troppo benevoli», non è piaciuto alla Commissione. «Chi va a sostituire una giunta comunale, un sindaco, un’amministrazione, deve stare lì, deve essere presente e questo non sempre succede. Inoltre chi viene chiamato a sostituire un sindaco, una giunta e un consiglio comunale deve avere il profilo dell’amministratore. Per questo noi crediamo che debba essere da parte del ministero l’istituzione di un albo di queste persone, con questo specifico profilo. Allo stesso modo, questi amministratori speciali devono avere la possibilità di intervenire magari con poteri speciali». Un discorso che non può non chiamare in causa quei partiti che non sono stati in grado di arginare le infiltrazioni mafiose, permettendo loro di insediarsi a Palazzo San Giorgio. «Noi – sottolinea – siamo stati molto esigenti nei confronti dei commissari di Reggio Calabria anche perché questa verrà conosciuta come città metropolitana, e questa deve essere un’opportunità per Reggio. Pur non esprimendo alcun giudizio in merito – «non azzardo conclusioni perché su quanto emerso dobbiamo ragionare e ci dovremo confrontare» afferma la Bindi – a nome di tutta la commissione, la presidente ha voluto comunque fare un richiamo alla politica, sottolineando «con grande convinzione che i partiti si devono dotare di un codice particolarmente esigente. Se il sindaco di Reggio Calabria fa l’assessore regionale, pur in presenza del massimo garantismo, ci dobbiamo fare delle domande politiche. La vicenda giudiziaria farà il suo corso, ma è necessario che la politica dia delle risposte senza necessariamente aspettare il giudizio di incandidabilità». Parole pesanti, che la Bindi sintetizza con un’affermazione che lascia pochissimo spazio a interpretazioni: «Sulla politica non esprimerò mai un giudizio se non positivo. Ma tutti in questa parte del Paese, se non vogliamo affidare agli eroi la lotta alla mafia, dobbiamo essere molto più esigenti con noi stessi». Secondo fronte di intervento prioritario della commissione – prosegue la presidente – sarà quello dei beni confiscati. Una nota dolente emersa a più riprese tanto nelle audizioni pubbliche del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, e del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, come nel corso delle audizioni di oggi.
«Le confische si fanno – afferma con sicurezza la Bindi – ma i beni vanno utilizzati meglio. In tempi di crisi noi non ci possiamo permettere di tenere inutilizzato neanche un euro. Dobbiamo sviluppare un approccio laico nei confronti dei beni confiscati, eventualmente prevedendo anche destinazioni diverse da quelle tradizionali». Anche in questo caso sarà istituito uno specifico comitato, chiamato non solo a studiare meccanismi più efficaci, efficienti e snelli per sottrarre definitivamente patrimoni ai mafiosi, rendendoli produttivi, nonché le eventuali modifiche normative necessarie, ma soprattutto ad affrontare il tema spinoso dei curatori giudiziari. «È necessario un albo nazionale degli amministratori di beni confiscati perché cronaca e inchieste dimostrano l’esistenza di curatori giudiziari collusi con le `ndrine». Solo un esempio, sottolinea la presidente, dei tanti professionisti che oggi affollano quell’area grigia di commercialisti, avvocati ma anche medici, architetti, ingegneri, divenuta terreno di colonizzazione da parte dei clan. Un campanello d’allarme che da tempo la Procura di Reggio, come altri Uffici in Italia, stanno facendo suonare, e che oggi la Commissione sembra aver iniziato ad ascoltare. «Lavoreremo – dice in conclusione la Bindi – perché la legalità venga considerata conveniente dal punto di vista economico e sociale». Una battaglia che la presidente a nome dell’intero organismo che presiede punta a mettere al centro delle priorità tanto delle istituzioni italiane come di quelle europee, che l’Italia a breve sarà chiamata a presiedere. «Anche in Europa dobbiamo fare passare l’idea che la crescita si ottiene solo se si combattono la corruzione e l’illegalità». (0050)

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