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ANTIMAFIA A REGGIO | La proposta di Rnt: «Commissariamenti più lunghi»

REGGIO CALABRIA Non hanno avuto bisogno di presentazioni. Tanto il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero De Raho, come il prefetto  Vittorio Piscitelli, avevano – nel corso delle rispettive …

Pubblicato il: 11/12/2013 – 8:48
ANTIMAFIA A REGGIO | La proposta di Rnt: «Commissariamenti più lunghi»

REGGIO CALABRIA Non hanno avuto bisogno di presentazioni. Tanto il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero De Raho, come il prefetto  Vittorio Piscitelli, avevano – nel corso delle rispettive audizioni – parlato a lungo dell’esperienza del movimento Reggio non tace. Un movimento nato dal basso e che tra la gente vuole restare, nato sull’onda lunga dell’indignazione per le bombe e gli attentati che hanno terrorizzato Reggio città nel 2010, ma che anche quando il clamore mediatico si è spento, ha continuato a lottare volutamente lontano da pastoie istituzionali. Una caratteristica che – per molti – ha fatto di Rnt un movimento “scomodo”, ma cui la Commissione ha voluto prestare massima attenzione, convocando padre Ladiana da solo e non con il resto delle associazioni antimafia che nel corso della due giorni reggina sono state audite.
E a dispetto di chi, in polemica con la convocazione del battagliero gesuita ha salutato il suo ingresso in sala abbandonando il tavolo, i parlamentari hanno esaminato con attenzione gli elementi e le proposte che il Movimento ha voluto portare all’attenzione della Commissione antimafia.
Quella del portavoce di Rnt è stata un’audizione breve, concisa ma decisamente concreta. All’attenzione dei commissari il movimento ha voluto portare una serie di proposte elaborate sulla scorta dell’esperienza sul campo, delle sinergie con il Tribunale, la Procura e la Prefettura, ma soprattutto sembrano essere le leve necessarie per dare ai reggini, i cittadini normali e correnti con cui Rnt regolarmente si rapporta, risposte da tempo attese.
È dunque in questo senso che va letta l’idea di  commissariamenti più lunghi, affidati a tecnici competenti e non funzionari, che implichino automaticamente la decadenza degli amministratori che con le proprie condotte abbiano portato allo scioglimento dell’ente per mafia, qualora il Comune si trovi contestualmente in una situazione di sostanziale dissesto finanziario.
Allo stesso modo, per Rnt è necessario che anche i commissari possano essere sottoposti a verifica, attraverso l’individuazione di una serie di obiettivi che entro la fine del mandato devono essere raggiunti, pena l’esclusione dei tecnici da incarichi analoghi. Proposte che interpretano il sentire comune della pancia di quella Reggio, con cui i commissari prefettizi, che dal 15 ottobre 2012 guidano l’ente, faticano ad entrare in sintonia, probabilmente anche a causa del durissimo piano di rientro imposto per evitare il default.
Anche sull’agenzia dei beni confiscati, gli attivisti di Rnt hanno dimostrato di avere le idee chiare, esponendo in pochi punti proposte di riforma che si sono rivelate assolutamente in linea con le linee guida che la commissione ha intenzione di seguire – stando a quanto annunciato dalla presidente Bindi – per riformare la materia. Maggiore celerità nell’affidamento dei beni e maggiore controllo sulla gestione; individuazione di manager, scelti in base a una lista predisposta da chi può controllarne la libertà dalla ‘ndrangheta, e con criteri di rotazione,  in grado di amministrare con profitto beni produttivi: questa per il Movimento è la chiave per strappare e mettere a frutto i patrimoni mafiosi. Analogamente, per gli attivisti è necessario rivedere la normativa della tutela e del sostegno per le vittime di mafie, in particolare per coloro che hanno subito violenza e usura, mentre ha chiesto che le Procure possano essere coinvolte in un progetto di archiviazione elettronica dei fascicoli giudiziari, uno strumento necessario per rendere più efficaci, efficienti e rapide le indagini.
L’ultima proposta di riforma di Rnt ha invece quasi il sapore di un appello e tocca da vicino la stessa Commissione parlamentare antimafia, chiamata a «stabilire criteri di nomina dei propri esponenti che – si legge nel documento presentato alla commissione – specifichino incompatibilità di chi fosse coinvolto con personaggi inquisiti». Istanza che ha sollevato commenti polemici da parte di alcuni membri della Commissione, ma che Ladiana ha chiarito spiegando che la preoccupazione di base che ha mosso gli attivisti nel formularla: a qualcuno – ha affermato il gesuita – potrebbe interessare avere accesso alle indagini  e a carte riservate e delicatissime non solo per motivi istituzionali, ma anche di strettamente personali, di casta o di partito. E a chi ha opposto il vincolo di segretezza che impegna tutti i membri della commissione, padre Ladiana si è limitato a rispondere «conosco l’animo umano e le sue tentazioni». (0040)

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