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Legge di stabilità, in migliaia in corteo a Lamezia

LAMEZIA TERME Anche la Calabria è scesa in piazza per manifestare sotto le bandiere di Cgil, Cisl e Uil per la modifica della legge di stabilità, il lavoro ed il diritto allo studio. E stamani, cos…

Pubblicato il: 14/12/2013 – 13:53
Legge di stabilità, in migliaia in corteo a Lamezia

LAMEZIA TERME Anche la Calabria è scesa in piazza per manifestare sotto le bandiere di Cgil, Cisl e Uil per la modifica della legge di stabilità, il lavoro ed il diritto allo studio. E stamani, così come avvenuto in altre diciannove città in tutta Italia, a Lamezia oltre duemila persone hanno sfilato in corteo, partendo da da piazza della Repubblica, per le principali vie cittadine per giungere fino a corso Nicotera dove è stato allestito il palco da dove Michele Gravano (Cgil), Roberto Castagna (Uil) e Luigi Sbarra (Cisl) hanno spiegato le ragioni della mobilitazione che ha visto insieme la Triplice. «La Calabria – ha detto Gravano – aspetta delle risposte ed oggi chiediamo che vengano prese decisioni forti per dare a tutti la possibilità di poter continuare a vivere. Vogliamo che da questa piazza la politica ascolti e sappia battersi. C`è bisogno di una seria politica per il Sud e chiediamo più investimenti». «Noi – gli ha fatto eco Castagna – non facciamo sconti a nessuno. Mentre un tempo esisteva il lavoro e i problemi del non lavoro, oggi esiste il precariato e i problemi del non lavoro. Ma noi non vogliamo soccombere». Quindi un riferimento alla situazione di Lsu e Lpu che «sono indispensabili ma sono trattati come poveri cristi con un minimo di sussidio. Ecco perché quello che è avvenuto al Senato non deve accadere anche alla Camera». Una sollecitazione a «mettere al centro il lavoro ed il benessere sociale», infine, è giunta da Sbarra, secondo il quale c`è bisogno di una «Europa politica meno succube dei governi e più attenta ai problemi della gente e noi – ha aggiunto – rivendichiamo ad esercitare la nostra pressione sociale sui governi nazionale, regionali e locali. Non ci piace un governo forte con i deboli e debole con i forti». (0050)

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