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Clan a Milano, gli imprenditori chiedevano “aiuto” alle cosche

MILANO I carabinieri del comando provinciale di Milano, su richiesta dell Dda di Milano, hanno arrestato all`alba otto persone legate al clan `ndranghetista dei Mancuso, con l`accusa di estorsione …

Pubblicato il: 18/12/2013 – 7:56
Clan a Milano, gli imprenditori chiedevano “aiuto” alle cosche

MILANO I carabinieri del comando provinciale di Milano, su richiesta dell Dda di Milano, hanno arrestato all`alba otto persone legate al clan `ndranghetista dei Mancuso, con l`accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. A quanto riferito dai carabinieri si tratta di esponenti ritenuti vicini al clan Mancuso, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L`indagine, denominata “Grillo parlante 2”, secondo quanto si è appreso fa specifico riferimento al fenomeno «dell`infiltrazione mafiosa nel tessuto economico-imprenditoriale locale» della Lombardia, argomento al centro ieri, a Milano, della commissione Antimafia. Nasce dall`attività investigativa conclusa nell`ottobre del 2012, quando furono arrestati 23 soggetti ritenuti appartenenti o collegati alla criminalità organizzata di origine calabrese operante in Lombardia vicini alla cosca Mancuso, attiva stabilmente in Milano e provincia.
Nell`operazione, che ha portato alla luce un giro di estorsioni legate ad ambienti della criminalità organizzata, è rimasto coinvolto anche un pluripregiudicato 60enne, M.D., originario di Vibo Valentia, ritenuto un prestanome della cosca Mancuso di Limbadi. L`uomo, secondo le accuse «tramite intestazioni fittizie gestiva immobili e terreni riconducibili alle attività illecite poste in essere dall`organizzazione mafiosa». All`interessato è stata applicata la misura della sorveglianza speciale e sono stati sequestrati, ai fini della confisca, su disposizione del Tribunale di Milano, 3 villette, 2 capannoni industriali, 10 appartamenti e 13 terreni agricoli ubicati nei Comuni di Cuggiono, Boffalora Ticino, Renate Ticino, Castano Primo e Robecchetto con Induno. Il valore complessivo dei beni in sequestro supera i tre milioni di euro.
Inoltre, stando a quanto si è appreso, gli stessi imprenditori lombardi, non solo quelli originari del sud, si rivolgevano spontaneamente agli `ndranghetisti per riscuotere i crediti nei confronti dei propri debitori. Secondo gli inquirenti, gli imprenditori preferivano rivolgersi all`antistato piuttosto che alla giustizia ordinaria per ottenere giustizia, perché consapevoli che in questo modo avrebbero recuperato rapidamente parte della cifra.(0090)

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