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L`inquietante allontanamento del prefetto Piscitelli

REGGIO CALABRIA Ormai sta diventando prassi: si attendono le distrazioni portate dalle feste di fine anno per consumare le peggiori porcate istituzionali. Al centro (vedi il tentativo scandaloso de…

Pubblicato il: 22/12/2013 – 6:54
L`inquietante allontanamento del prefetto Piscitelli

REGGIO CALABRIA Ormai sta diventando prassi: si attendono le distrazioni portate dalle feste di fine anno per consumare le peggiori porcate istituzionali. Al centro (vedi il tentativo scandaloso del governo Alfano-Letta di usare la legge di “stabilità” per punire i comuni “antipatici” alla potente lobby delle slot-machine) come alla periferia dell`impero (vedi tentativo della Regione Calabria di rinunciare per legge al recupero delle somme indebitamente incassate dai soliti “prenditori” che con il ricatto del lavoro intascano milioni di fondi comunitari per progetti mai realizzati).
È a questo pessimo vezzo, infatti, che ascriviamo anche il trasferimento imposto al prefetto di Reggio Calabria Vincenzo Piscitelli. Con una aggravante: in questo caso il segnale che si intende dare è ancora più bieco perché incide in un contesto fortemente condizionato dalla borghesia mafiosa che ha dominato e continua a voler dominare in riva allo Stretto.
Inutile girarci intorno: la decisione del ministro dell`Interno Angelino Alfano (unico caso nell`Italia repubblicana in cui il segretario nazionale di un partito sia anche ministro degli Affari interni) prolunga fino a Roma e fin dentro il governo del “democratico” Enrico Letta l`ombra lunga della «contiguità con la `ndrangheta» che sta alla base della decisione di sciogliere l`amministrazione comunale di Reggio Calabria.
Ben per questo chiediamo che sia la commissione parlamentare Antimafia a trattare questa scandalosa vicenda. Lo faccia subito e lo faccia convocando in audizione segreta proprio il prefetto Vincenzo Piscitelli. Apra un approfondimento e acquisisca atti e relazioni per capire come e da chi è stata attuata questa inopinata scelta: trasferire un prefetto dopo sedici mesi dal suo insediamento e senza che ne ricorrano particolari ragioni di servizio. Affidiamo alla presidente Rosy Bindi ed al vicepresidente Claudio Fava l`esplicito appello che in molti stanno girando al Corriere della Calabria: diano ai reggini un segnale che blocchi lo scoramento serpeggiante dentro la città e ben sintetizzato dal documento diffuso da “Reggio non tace”, nell`assordante silenzio delle altre organizzazioni che pure si definiscono “antimafia”.
È il caso di sottolineare, in questo senso, anche la chiara e pubblica denuncia arrivata da Michelangelo Tripodi per i Comunisti italiani: «È gravissimo che il Viminale si dimostri disponibile per la palese realizzazione di gravi vendette politiche e di parte, abbondantemente preannunciate pubblicamente, ordite dal presidente della Regione Scopelliti, il quale reiteratamente pronunciò parole di fuoco contro quel gran galantuomo del prefetto Piscitelli, al quale si imputa la decisione dello scioglimento del Comune di Reggio. Piscitelli ha semplicemente osservato le leggi e svolto il suo dovere; il segnale che proviene dalla decisione del governo è aberrante: nei fatti si punisce un servitore dello Stato semplicemente perché ha combattuto la `ndrangheta con le sue infiltrazioni e contiguità. Conseguentemente, si trasmette un messaggio vergognoso che punta a disincentivare ai massimi livelli istituzionali la lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nelle istituzioni locali».
Sembra quasi (e il sembra è meramente pleonastico) che invece di premiare il lavoro svolto dal prefetto Piscitelli, per portare alla giusta conclusione la procedura d`accesso antimafia voluta dal suo predecessore nel municipio di Reggio Calabria, gli si intenda far pagare l`aver visto la validità del suo operato confermata in tutte le sedi giurisdizionali.
Nessuno, infatti, è disposto a credere che sia un caso il fatto che il trasferimento venga adottato subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi proposti dagli amministratori mandati a casa e la Corte d`Appello ha confermato la incandidabilità di tutti gli ex amministratori citati nella relazione che motivava il decreto di scioglimento.
Tutto questo, poi, alla vigilia di altre importanti decisioni che la prefettura di Reggio Calabria sarà chiamata a prendere proprio nei confronti di quegli ex amministratori che non avrebbero impedito il realizzarsi di quella odiosa contiguità rilevata tra pubblica amministrazione e borghesia mafiosa.
Su questo terreno i calabresi dovranno giudicare anche l`affidabilità del nuovo corso avviatosi nel Partito democratico: l`onorevole Picierno potrà utilizzare questa occasione per dare certezza sul come intende riempire di contenuti il suo ruolo di responsabile nazionale per la legalità. Non basterà a sanare la latitanza del Pd, a cominciare da quella fisica del suo commissario Alfredo D`Attorre per continuare con quella operativa dell`intera deputazione calabrese che ormai sui temi della legalità non va oltre generici ed ipocriti proclami, ma almeno eviterà di confermare in molti il convincimento che il suo non è più il Pd ma, dando ragione a Beppe Grillo, è solo un “Pdmenoelle”. (0030)

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