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Monasterace, continuano le proteste a difesa del Comune

MONASTERACE Non si placa la protesta dei cittadini di Monasterace superiore che contestano la decisione, adottata dal commissario prefettizio, Maria Luisa Tripodi, di trasferire la sede municipale …

Pubblicato il: 06/01/2014 – 20:05
Monasterace, continuano le proteste a difesa del Comune

MONASTERACE Non si placa la protesta dei cittadini di Monasterace superiore che contestano la decisione, adottata dal commissario prefettizio, Maria Luisa Tripodi, di trasferire la sede municipale nella frazione Marina. Venerdì prossimo una delegazione di residenti nel borgo originario si recherà in Prefettura, a Reggio Calabria, per consegnare al prefetto una lettera indirizzata al ministro dell`Interno corredata anche dalle tessere elettorali.
L`iniziativa sarà attuata, spiegano i componenti del comitato spontaneo sorto nel Comune della locride, in segno di «protesta civile» contro «l`illegittimo trasferimento degli uffici comunali da Monasterace Superiore alla frazione marina». «Il trasferimento, infatti – è scritto nella lettera indirizzata al ministro – è avvenuto in violazione del Regio decreto istitutivo del municipio, in violazione della normativa regionale in base al quale i centri storici vanno potenziati e riqualificati e in violazione, inoltre, al consolidato principio secondo il quale la storia dei paesi calabresi si è svolta da secoli nei centri storici e abbandonarli significa abbandonare una civiltà».
«A nulla vale – prosegue il testo – la giustificazione secondo la quale il trasferimento sarebbe “provvisorio”. In Italia sappiamo tutti che niente è più definitivo del provvisorio anche perché, nel nostro caso, nella delibera di trasferimento, non si fa menzione ad alcun dato temporale che dia contezza di quando gli uffici ritorneranno nella loro sede originaria. La verità è che non vi era, e non vi è, alcuna ragione, per trasferire il municipio in Marina. I cittadini, pertanto, sono determinati ad andare avanti nella difesa della dignità di un`intera comunità ferita perché privata di un presidio istituzionale, espressione e simbolo di un sentimento di appartenenza». (0040)

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