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La Santelli: «Scopelliti era il padrone della Calabria e ora non lo è più»

COSENZA Sceglie Cosenza, la sua città, per la prima uscita da coordinatore regionale di Forza Italia. E ai big calabresi arrivati all’ora di pranzo in riva al Crati per fare il punto della situazio…

Pubblicato il: 11/01/2014 – 17:45
La Santelli: «Scopelliti era il padrone della Calabria e ora non lo è più»

COSENZA Sceglie Cosenza, la sua città, per la prima uscita da coordinatore regionale di Forza Italia. E ai big calabresi arrivati all’ora di pranzo in riva al Crati per fare il punto della situazione, non fa rimpiangere il tempo impiegato per la lunga trasferta. Jole Santelli ha svestito i panni della colomba per indossare quelli del falco decisionista. E al governatore Scopelliti lancia messaggi più che espliciti: «Senza Forza Italia non si va da nessuna parte»; «o si coinvolge di più questo partito o la prossima partita delle regionali sarà persa perché la rivoluzione annunciata da Peppe non c’è stata». Un modo schietto per dire che d’ora in avanti le cose cambieranno e che nessuno può sentirsi al sicuro. Tantomeno chi «come il vicepresidente Stasi non è stata eletta nemmeno dal popolo». La poltrona della vicepresidente della giunta è a rischio, per capirci. Ed è quello il primo obiettivo a cui puntano i forzisti (assieme a un’altra postazione di assessore in giunta), che ora accelerano sulla strada del rimpasto. Decisivo sarà l’incontro con il governatore, che ancora deve essere calendarizzato.
In ogni caso, nella sala del Coni di Cosenza va in scena una sorta di seduta di psicoanalisi su ciò che poteva essere e invece non è stato, sulle occasioni mancate dalla giunta che «rischiano di diventare un autogol per tutta la maggioranza». Negli interventi che si susseguono emerge l’esistenza di due linee: una più prudente (incarnata soprattutto dall’assessore Mimmo Tallini: «Dobbiamo trovare l`equilibrio giusto perché il centrodestra è ancora maggioranza in Calabria»), l’altra più oltranzista capitanata dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (ma sostenuta anche dall’ex coordinatore reggino del Pdl Roy Biasi) per il quale «non è concepibile che la nostra città sia stata completamente abbandonata dalla Regione», tanto da spingere per soluzioni drastiche tipo l’appoggio esterno.
In mezzo ci sono le rivendicazioni dei singoli come il consigliere regionale Giuseppe Caputo, che non ha ancora digerito la nomina a sottosegretario dell’ex alleato Giovanni Dima: «Non è possibile che Scopelliti abbia nominato un esponente che sta nella Casta da 30 anni. Lui aveva bisogno di un posticino al sole ed è stato accontentato». Parole durissime, a cui si accompagna un grido di dolore per la «tante emergenze dimenticate» di un territorio, quello della Sibaritide, «che tanto ha dato» in termini elettorali al governatore. E se l’assessore Giacomo Mancini lo dice in politichese: «Dobbiamo recuperare le aspettative tradite e, dunque, maggiori spazi avremo e più potremo recuperare in fretta il terreno perduto», il neoarrivato Diego Tommasi lo fa capire senza troppi fronzoli: «Ci sono settori come l’Ambiente e le Attività produttive dove siamo totalmente immobili».
La parola rimpasto, comunque, non la usa nessuno. Nemmeno il capogruppo in consiglio regionale Ennio Morrone, che più di tutti spinge per un riassetto degli equilibri in giunta e nelle Aziende sanitarie. Perché, per dirla ancora con la Santelli, «finora ci sono stati tanti viceré» e questo ha fatto sì che l’unica preoccupazione della giunta fosse «la conservazione degli assetti di potere».
Adesso si aprirà il confronto con il resto della coalizione e l’interlocutore non sarà solo Scopelliti, che non è più leader regionale del suo partito. Le trattative, perché di questo si tratta, saranno intavolate anche con Antonio Gentile, fresco di nomina alla guida del Nuovo centrodestra calabrese. Con gli altri alleati si tenterà di mantenere aperto il canale del dialogo, ma non è un caso che più di uno, tra i consiglieri regionali, abbia puntato il dito contro l’Udc «sovradimensionato rispetto al peso elettorale».
Si balla tutti assieme, insomma. E la metafora più azzeccata è ancora una volta quella della Santelli: «Scopelliti era il padrone della Calabria e ora non lo è più». Più chiaro di così…

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