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L’invito alla pacificazione dei renziani

LAMEZIA TERME La prima uscita di Ernesto Magorno è andata. E il candidato dei renziani alla segreteria regionale del Pd può dirsi soddisfatto. Se quella di venerdì sera all’Ashley di Lamezia voleva…

Pubblicato il: 24/01/2014 – 22:41
L’invito alla pacificazione dei renziani

LAMEZIA TERME La prima uscita di Ernesto Magorno è andata. E il candidato dei renziani alla segreteria regionale del Pd può dirsi soddisfatto. Se quella di venerdì sera all’Ashley di Lamezia voleva essere un’occasione per tastare l’umore della base, la scommessa può dirsi vinta. In termini numerici, soprattutto. La pletora di sindaci e amministratori (non tutti fedeli custodi dell’ortodossia renziana) accorsi per il battesimo di questa candidatura dimostrano che Magorno ha le carte in regola per tentare di vincere il congresso (primarie fissate per domenica 16 febbraio) che dovrà restituire il Pd agli iscritti dopo oltre tre anni di commissariamento. Lo dice a chiare lettere Giovanni Manoccio, battagliero sindaco di Acquaformosa, e adesso tra i più impegnati a sostenere la corsa alla segreteria dell’attuale deputato renziano: «Ernesto non è il candidato dell’estabilishment ma delle persone che quotidianamente lavorano per dare risposte concrete alla gente». Parole non casuali ma che fanno seguito ad alcune polemiche seguite al vertice romano in cui è stato dato il via libera alla designazione di Magorno. E non è nemmeno un caso che Peppino Vallone, sindaco di Crotone, sposti il suo ragionamento sul campo avverso, che non è l’altra del Pd, quella che non si indentifica in questa area renziana, ma «il centrodestra di Scopelliti di cui non ne possiamo più». Perché, per dirla con le parole di Giovanni Russo, consigliere comunale a Vibo Valentia, «basta con la logica di cercare l’avversario all’interno del nostro partito». Di lotte interne si potrebbe morire, e allora forse è meglio tirare una riga a terra. Anzi no, a sentire Pino Arlacchi, europarlamentare col dente avvelenato nei confronti del commissario (ormai ex) Alfredo D’Attorre: «Si è comportato da padre-padrone non lasciando spazio a nessuno». La diatriba è vecchia e tocca al consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi spostare in avanti le lancette dell’orologio democrat: «Abbiamo l’occasione di costruire finalmente un partito a trazione calabrese e il nostro compito sarà quello di ricucire laddove ci sono stati strappi». Se non è un invito alla pacificazione (interna), poco ci manca. All’orizzonte ci sono le regionali ed è a quell’appuntamento che Naccari e gli altri renziani puntano forte. Lo dice senza peli sulla lingua pure Magorno, chiamato alla sfida politica più importante della sua carriera. «Il Pd in questa regione non è mai nato», è l’affondo più duro del candidato alla segreteria. Che subito dopo aggiunge: «Appartengo alla tradizione riformista socialista calabrese e sono abituato a dare nulla per scontato. Per cui mettiamoci al lavoro e andiamo a vincere il congresso». Gli ex ppi presenti in sala (davvero tanti) si scambiano sguardi che valgono più di mille parole. Un`altra conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che non sarà facile trovare la sintesi tra sensibilità politiche così diverse tra loro. (0090)

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