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ARSENALE | Nicolò: «Politica locale ignorata»

GIOIA TAURO La vicenda delle armi chimiche siriane presenta troppe zone d`ombra. Ne è convinto il vicepresidente del consiglio regionale Alessandro Nicolò, secondo cui è stato scelto il porto di Gi…

Pubblicato il: 25/01/2014 – 11:23
ARSENALE | Nicolò: «Politica locale ignorata»

GIOIA TAURO La vicenda delle armi chimiche siriane presenta troppe zone d`ombra. Ne è convinto il vicepresidente del consiglio regionale Alessandro Nicolò, secondo cui è stato scelto il porto di Gioia ignorando «la volontà di ascoltare preventivamente il parere della classe politica locale».
«La questione dell’arsenale chimico che Damasco si è impegnata a smantellare riguarda indubbiamente tutti – spiega Nicolò –, in primis Russia, Usa, Cina e anche i singoli Stati europei che, in proprio, hanno offerto risorse, uomini e mezzi per garantire la risoluzione del problema, sotto l’occhio vigile dell’Opac. L’Italia, a dicembre, nell’ambito del vertice dei ministri degli esteri Ue, ha dato la propria disponibilità a concedere un porto italiano per il programma di smantellamento di tali armi, senza preoccuparsi delle reazioni negative che tale notizia avrebbe provocato negli animi degli abitanti del posto prescelto. Se si fosse trattato di un’operazione a rischio ed impatto zero, sarebbe significato per l’Italia ricoprire un ruolo di primo piano in una missione internazionale, allora perché dal governo non sono state diramate notizie in tal senso, bensì è stato richiesto di “non fare polemiche e… comportarsi col necessario decoro?».
Per Nicolò «la consultazione preventiva delle forze politiche è stata ignorata, ponendo gli impegni internazionali del Paese al di sopra di tutto e tutti. Dapprima si è ipotizzato di effettuare il trasbordo in Sardegna o in Puglia e subito vi sono state le mobilitazioni politiche e popolari per impedire che le loro regioni diventassero «la pattumiera d’Italia», anche in Puglia il clima si è accesso e le proteste sono state accorate e comuni. Preoccupazioni colte anche oltreoceano tanto che il Wall Street Journal, non senza una nota di polemica, aveva parlato delle proteste dei cittadini e dei gruppi ambientalisti. Arriva, a questo punto, la decisione governativa di utilizzare Gioia Tauro perché considerato lo scalo più sicuro e di più facile gestione in caso di proteste e manifestazioni e perché ben attrezzato e capace di svolgere le operazioni in sicurezza. Certamente non mancano da parte del governo le argomentazioni a sostegno della scelta, ma more solito è stata ignorata la volontà di ascoltare preventivamente il parere della classe politica locale».
La Piana di Gioia Tauro è un territorio alle prese con mille difficoltà «e il governo anzichè considerarla meritevole di altri tipi di iniziative costruttive idonee al rilancio dell’area (quali, ad esempio, accordi commerciali, potenziamento zone franche, elargizione contributi all’occupazione), la considera ben attrezzata e gestita – alla stregua di altri porti internazionali – per svolgere un trasbordo di armi chimiche, senza peraltro informare i diretti interessati degli eventuali – anche irrisori – imprevisti che potrebbero succedere. La mancanza di informazioni certe ha creato caos e panico tra i residenti della zona».
Il vicepresidente del Consiglio parla di «imposizione calata dall’alto» che «non può essere gestita seguendo le regole aziendali, vale a dire cercando ormai di massimizzare il profitto ottenendo un risultato positivo». (0040)

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