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Caso Reggio, Alfano prende tempo

REGGIO CALABRIA «La decisione la dovrò assumere e il governo la dovrà assumere entro i prossimi dieci giorni. Valuterò con la massima attenzione, con la massima sensibilità e con la massima prudenz…

Pubblicato il: 08/02/2014 – 15:45
Caso Reggio, Alfano prende tempo

REGGIO CALABRIA «La decisione la dovrò assumere e il governo la dovrà assumere entro i prossimi dieci giorni. Valuterò con la massima attenzione, con la massima sensibilità e con la massima prudenza istituzionale e correttezza il caso, avendo grande rispetto sia per le esigenze di democrazia di questo territorio, sia per i riscontri delle carte che mi sono state presentate e che studierò e che guarderò con la massima attenzione». L’annuncio che in tanti nel popolo di centrodestra aspettavano alla fine non arriva. Sulla proroga del commissariamento del Comune di Reggio Calabria, il ministro Angelino Alfano oggi in visita in città nella duplice veste di responsabile della più importante delega del governo e di leader del Nuovo Centrodestra, prende tempo.
Ma nella sala del consiglio regionale che ha fatto da scenario all’incontro organizzato dal centrodestra, le facce degli osservatori più accorti e dei politici di più lungo corso si fanno scure, gli applausi più stanchi. «Questo vuol dire che a maggio non si vota», si lascia scappare uno di loro. Una previsione che sembra trovare conferma nelle parole di Alfano: «Sono convinto che riusciremo a spiegare alla città di Reggio quale sarà la scelta giusta. Io farò la mia scelta da ministro e ringrazio i parlamentari calabresi e il presidente Scopelliti perché nessuno mi ha tirato dalla giacca in questo senso».

L’arringa al cloroformio di Scopelliti
Sceglie diplomaticamente di ridimensionare gli appelli al «ritorno alla democrazia e alla politica» lanciati ieri in piazza dal governatore ed ex sindaco della città Giuseppe Scopelliti, assieme all’ex sindaco “sciolto” per mafia e oggi assessore regionale, Demetrio Arena, e al senatore e autocandidato sindaco in pectore – nonché avvocato di fiducia del governatore – Nico D’Ascola. Del resto, lo stesso Scopelliti si era affrettato, in apertura del suo intervento, a ridimensionare la portata della manifestazione spiegando che si sarebbe trattato solo di un modo per informare la città delle risorse messe a disposizione dalla Regione – «4-500 milioni di euro» che diventano 600 nel corso dell’intervento – e che la triade commissariale non riesce a mobilitare perché «sono bloccati da una burocrazia che non è in grado di mobilitare le risorse».
Stretto fra l’impossibilità di attaccare frontalmente i commissari espressione di quel ministero dell’Interno oggi occupato dal massimo leader del suo partito e la necessità di rivendicare le amministrazioni del “modello Reggio” finite sotto accusa tanto per le «contiguità mafiose» come per l’enorme buco nei conti pubblici, glissa sulle pesanti ombre delle `ndrine – che stando alle indiscrezioni, neanche 18 mesi di commissariamento sarebbero riusciti a dissipare – e afferma: «Noi avremo speso oltre quelle che erano le nostre possibilità, ma era meglio la città di quattro anni fa che offriva speranza, o quella di oggi dove non c’è nessuno che si preoccupi del futuro della città?». Da parte del centrodestra reggino – afferma Scopelliti – non c’è alcun interesse ad andare al voto perché «più il tempo passa, più Comuni vengono sciolti, più amministrazioni dichiarano il dissesto, più cittadini vengono a dirci che noi siamo l’unica soluzione». Ma – afferma il governatore – la questione sarebbe un’altra: «Noi siamo preoccupati del fatto che non ci sia più chi si preoccupi di rilanciare la città».

Attacchi e richieste, il menu non cambia
Sul piatto delle richieste esplicite che, a nome della Calabria, Scopelliti fa al ministro, il presidente e uomo forte del Ncd al Sud mette il destino dei lavoratori di Multiservizi, la società mista che si occupa di manutenzione in città, sciolta perché le inchieste l’hanno rivelata in mano alla `ndrangheta. Per Scopelliti però è «la burocrazia che ha strappato ai lavoratori la possibilità di trovare una soluzione», dunque chiede ad Alfano un impegno da Roma per mettere una pezza alla situazione: «In questo modo – aggiunge il governatore – chiuderemmo il cerchio sulle miste e daremmo un futuro sicuro a 800 persone». Ovviamente non mancano gli attacchi al Partito democratico regionale chiamato a prendere chiaramente una posizione: «O dobbiamo desumere che sia quella espressa dal Pd nazionale, che in commissione Antimafia si è espresso con una plurindagata che ha bombardato di domande il ministro sulla proroga», come ai giornalisti che si sarebbero fatti «trascinare dalle campagne di odio».

Il sollievo di Alfano
Affermazioni forti, ma non tanto da essere imbarazzanti per il ministro dell’Interno che – con visibile sollievo – ha ringraziato «Peppe Scopelliti per le parole responsabili dette sullo scioglimento del Comune» e anche dal palco di Reggio Calabria ha potuto spiegare senza troppo rossore le linee guida e le strategie del nuovo partito. Un partito – dice Alfano – «della ricostruzione», che crede «nella vita che qualcuno dà e qualcuno toglie e questo qualcuno non è il Parlamento», «in uno Stato al servizio del cittadino» e nella «famiglia composta da un uomo e una donna», e dal premier Letta pretende un «contratto di governo» di un anno.
«Immigrazione e coppie di fatto non sono priorità», dice Alfano, per il quale «è necessario puntare sul lavoro». E per il Nuovo Centrodestra sono tre le misure necessarie per arginare la crisi occupazionale in Italia: «Zero tasse per le nuove assunzioni, semplificazione delle regole per chi assume, piano di burocrazia zero per i nuovi investimenti». In sintesi, nonostante il ministro affermi che «non c’è legalità senza sviluppo e non c’è sviluppo senza legalità», quella proposta sembra una deregulation in piena regola. Misure che forse potrebbero far storcere il naso a quegli stessi magistrati che, prima dell’incontro con i sostenitori, Alfano ha incontrato in prefettura. (0050)

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