COSENZA La selezione va bene, ma facendo i test d`ingresso in periodo scolastico si mettono gli studenti davanti a una scelta difficile: prepararsi per l`esame di stato o per entrare all`università? Per non parlare dei corsi a pagamento (si va da 1500 a 3000 euro), idea che va «contro l`idea stessa di scuola come istituzione pubblica». È chiaro e conciso – e soprattutto dà voce ai diretti interessati, senza la mediazione dei docenti, come talvolta capita quando gli studenti cercano (e ottengono) visibilità – il video autoprodotto di un gruppo di studenti cosentini che hanno preso in mano una strumentazione basic quanto efficace per motivare il “no” a una procedura che – a loro dire – produce «studenti pieni di nozioni da quiz televisivo ma senza contenuti effettivi». «Ormai per l`accesso all`università non si tratta più di numero chiuso ma di “numero blindato”», spiegano i ragazzi?del Movimento Territoriale Studentesco di Cosenza e del Laboratorio Politico P2*occupata dell`Unical. Per questo hanno confezionato una video-inchiesta dandole proprio il titolo di “Numero blindato”. Con l`11 marzo si sono chiuse le iscrizioni ai test d`ingresso, anticipati ad aprile (dal decreto Carrozza 85/2014) per Medicina-Chirurgia, Odontoiatria-Protesi dentaria, Medicina veterinaria, i corsi finalizzati alla professione di architetto. Una tempistica che grava di impegni e stress le giornate (oltre che le tasche dei genitori…) di chi può permetterselo, e soprattutto esclude i meno abbienti. ??
Girato al liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, il video riporta anche la voce del preside Iaconianni, uno degli intervistati: «Gli studenti sono impegnati alla preparazione degli esami di stato – ammette il dirigente scolastico –. Oggi i ragazzi la abbandonano per rivolgere la propria attenzione verso l`università, peraltro con grossi buchi di preparazione». Anche gli studenti raccontano una norma fatta di compagni di classe che durante le lezioni in un angolo studiano per prepararsi ai test d`ingresso. Una ragazza racconta di prepara da luglio del quarto anno. È in quella fase che iniziano molti dei corsi privati. I costi? Sono i ragazzi stessi a fornirli: 17 euro la lezione singola, 15 in coppia o 10 se “in comunità”. Si spendono in media 2000 euro tra libri, corsi e ripetizioni – e non hai nemmeno la certezza di entrare… sistema puramente lucrativo. «Un business», commenta tra lo sconsolato e l`amareggiato un “telesiano”. «I test di medicina sono delle macchine che succhiano soldi… la vera selezione si fa nei cinque anni», chiosa un altro. Il dibattito è più aperto di quanto non si pensi e nessuno si sottrae: «Meglio fare entrare tutti e poi selezionare davvero nel corso degli anni in base al merito, come accade in molti altri Paesi europei». Il meccanismo rischia di acuire differenze di accesso allo studio che la scuola pubblica dovrebbe invece garantire. Chi non può permettersi i corsi ha meno probabilità di entrare, «chi ha più “pila” ha un futuro lavorativo», sorride amara una ragazza. E c`è chi dall`Unical prefigura già una situazione generalizzata di aumento dei costi e tagli dei servizi, facendo l`esempio dei trasporti: quasi due euro per un tragitto nell`area urbana di un paio di km. Poco di che stare sereni?
«Il sistema – scrivono ancora gli studenti che hanno prodotto il video – impone una ingiustificata selezione agli studenti precludendo loro il libero accesso all`università pubblica. E secondo noi questo non è che un tassello del quadro complessivo di smantellamento dell`istruzione pubblica, che a sua volta si inserisce nella progressiva distruzione dello stato sociale.?La formazione diventa sempre più elitaria e ne abbiamo prova ulteriore con l`anticipazione dei test e la riduzione dei posti disponibili (quest`anno per medicina ed odontoiatria sono diminuiti di quasi un quarto). Verrà così ad incidere in modo più rilevante nei percorsi di studio la condizione economica di partenza dello studente, dal momento che sarà facilitato chi ha la possibilità economica di rivolgersi a docenti o istituti privati per la preparazione, oltre a chi, nell`obbligata tempestività della scelta, ha a suo favore la provenienza familiare da determinate categorie professionali e sociali. Inoltre si è di fatto costretti a scegliere tra la preparazione per i test e lo studio per concludere dignitosamente il percorso scolastico con gli esami di stato, perdipiù dovendo pagare una tassa (più o meno salata a discrezione dell`ateneo) solo per poter partecipare alla selezione, il che prevede lo spostamento in loco e dunque la perdita di giorni di lezione». ??Nel documento che accompagna la videoinchiesta pubblicata su Youtube, i due collettivi studenteschi spiegano le loro ragioni: «Tutto questo, alla faccia degli articoli 3 e 34 della Costituzione Italiana; essi affermano che “e` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l`uguaglianza dei cittadini” e che “La scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.?Se però lo stato continuerà a dimostrarsi sordo, vorrà dire che dovremo alzare la testa ed organizzarci per difendere il libero accesso al sapere e la stessa istruzione pubblica. Non possiamo più limitarci a subire decisioni imposte dall`alto, perché le riforme devono partire da chi l`istruzione pubblica la vive quotidianamente.?Noi speriamo di contribuire con questo inizio di inchiesta a stimolare il confronto tra studenti: che se ne parli nelle assemblee d`istituto e nei cortili, perché cominciamo a concepire l`istruzione pubblica come una risorsa che spetta alla collettività costruire e difendere». Una bella risposta anche a chi dice che le nuove generazioni sono vacue, superficiali e senza idee. (0070) ??
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