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Faida nel Vibonese, tre fermi: fu vendetta e «politica criminale»

VIBO VALENTIA Ucciso per vendetta, ma anche in un`ottica di «politica criminale» tesa ad eliminare potenziali avversari nel controllo del territorio. Sono questi i motivi alla base dell`omicidio di…

Pubblicato il: 25/03/2014 – 7:33
Faida nel Vibonese, tre fermi: fu vendetta e «politica criminale»

VIBO VALENTIA Ucciso per vendetta, ma anche in un`ottica di «politica criminale» tesa ad eliminare potenziali avversari nel controllo del territorio. Sono questi i motivi alla base dell`omicidio di Antonino Lopreiato, ucciso a Stefanaconi (Vibo Valentia) l`8 aprile 2008, secondo le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia che stamani hanno eseguito tre provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro a carico dei presunti mandanti del delitto. Provvedimenti notificati a Emilio Antonio Bartolotta, 37 anni, della sua convivente Annunziata Foti (38), e di Francesco Calafati (39). Bartolotta, tra l`altro, è stato scarcerato due giorni fa per decorrenza termini dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna inflittagli in appello a 25 anni per l`omicidio di Michele Penna, scomparso nel 2007 ed il cui cadavere non è mai stato trovato.
I particolari sono stati forniti dal capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, dall`aggiunto Giovanni Bombardieri, dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Daniele Scardecchia, dal comandante del reparto operativo Vittorio Carrara e dal comandante del nucleo investigativo Marco Califano. Uno dei motivi dell`omicidio è da ricercare nel caso di lupara bianca di cui rimase vittima Penna. Nei mesi successivi alla scomparsa, Lopreiato, secondo la ricostruzione dei carabinieri, andava in giro a fare domande insistenti su dove fosse stato sepolto il corpo di Penna, a lui vicino. Bartolotta, secondo l`accusa, forse insieme ad altri, decise quindi di fare uccidere Lopreiato.
E nella ricostruzione, un contributo alle indagini è venuto dalla collaboratrice di giustizia Loredana Patania, nipote del boss Fortunato, e, all`epoca dei fatti, moglie di Giuseppe Matina, ritenuto legato alla cosca dei Bonavota contrapposta ai Patania, assassinato nel febbraio 2012. È stata lei infatti a spiegare il senso di una frase detta in carcere da Bartolotta alla convivente: «Di` a Peppe e Franco che è il momento di muoversi». Dove per Peppe, i carabinieri hanno individuato Giuseppe Matina e Franco per Francesco Califati. Sarebbero stati loro a fornire le pistole usate per l`omicidio. Lopreiato, secondo Bartolotta, avrebbe avuto anche un ruolo nella scomparsa di Salvatore Foti, uomo a lui legato e secondo gli inquirenti vittima di un altro caso di lupara bianca. Tutto ciò, inoltre, secondo l`accusa, avveniva in un periodo in cui a Stefanaconi (Vibo Valentia) era in atto una grande frammentazione tra le cosche della zona. Frammentazione dalla quale è poi emerso il gruppo dei Patania, nel 2008 ancora defilato, e protagonista, tra il 2011 ed il 2012 di un violento scontro contro gli appartenenti della cosiddetta “Società di Piscopio” dell`omonima frazione di Vibo Valentia. (0030)

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