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Richieste pesantissime per capi e gregari del clan Bellocco

REGGIO CALABRIA Nonostante la diminuente propria del rito abbreviato sono pene pesantissime quelle invocate dal pm Giovanni Musarò contro capi e gregari del clan Bellocco, alla sbarra nel procedime…

Pubblicato il: 31/03/2014 – 21:43
Richieste pesantissime per capi e gregari del clan Bellocco

REGGIO CALABRIA Nonostante la diminuente propria del rito abbreviato sono pene pesantissime quelle invocate dal pm Giovanni Musarò contro capi e gregari del clan Bellocco, alla sbarra nel procedimento abbreviato scaturito dalla riunione delle inchieste Tramonto, Blue Call e Vento del Nord. Tutte inchieste che nel tempo hanno colpito la cosca che storicamente domina la Piana, tanto nella sua articolazione di San Ferdinando, disarticolata con l’operazione Tramonto, coordinata dai pm Musarò e Luca Miceli,  tanto nel corpo principale del clan, che da Rosarno è riuscito a spingersi fino in Lombardia, dove – ha svelato l’operazione Blue Call, coordinata dai sostituti  Musarò e Matteo Centini – i Bellocco sarebbero riusciti a infiltrarsi – da padroni – nel mondo dei call center. Se è toccato al pm Miceli ricostruire in aula le responsabilità di quel satellite del clan che da San Ferdinando e su San Ferdinando imponeva il proprio dominio “con l’arroganza tipicamente mafiosa di chi sa di appartenere alla `ndrangheta e a uno dei suoi più importanti casati”, è stato invece il sostituto Matteo Centini a ricostruire, conversazione per conversazione, episodio per episodio, come gli uomini dei Bellocco, che a Milano – dove per questo saranno giudicati – si sarebbero impossessati di intere aziende, per “mangiarle”, svuotarle, corromperle, e poi passare a un`altra impresa, a un`altra preda, a Rosarno mettessero la firma, secondo l`accusa, su estorsioni, rapine, riciclaggio di denaro, traffici di droga e di armi.  Attività diverse, variegate, come differenti sono i contesti e i territori che i Bellocco avrebbero infiltrato e infettato, ma tutti con il medesimo obiettivo: rafforzare uno degli storici casati di `ndrangheta della Piana.
È questo il ritratto disegnato in chiusura dal pm Musarò, che dopo aver discusso “per l’ennesima volta e sperando che sia l’ultima” le posizioni di quegli imputati del processo Vento del Nord che hanno dribblato le condanne in precedenza rimediate grazie al rinvio disposto dalla Cassazione, ha sottolineato chi siano e cosa rappresentino i Bellocco. “Stiamo parlando di una delle cosche storiche della `ndrangheta, di una cosca feroce, spietata, che si è resa responsabile di diversi omicidi che per quanto non siano giudicati in questo non vanno dimenticati”, ha detto il sostituto ricordando i delitti per i quali gli uomini del clan sono stati nel tempo giudicati e condannati. Omicidi come quello di Palmirò Macri, o dei “ragazzi di Scilla”, ma soprattutto – ricorda Musarò – quello di Maria Concetta Cacciola, le cui dichiarazioni si sono rivelate preziose per diverse inchieste, non ultima quella sfociata nell’operazione Tramonto, e contro cui – sottolinea il pm – “la cosca Bellocco ha fatto quadrato. Maria Concetta Cacciola aveva provato a ribellarsi, ma è stata costretta prima a ritrattare, poi è stata ammazzata e questo non lo dice un pm, ma una sentenza di Corte d’Assise”.  
Ma la ferocia con cui il clan della Piana procede all’eliminazione anche fisica di quelli che ritiene nemici o ostacoli, non significa, per il pubblico ministero, che i Bellocco non siano stati in grado di utilizzare nel tempo armi ben più sottili, ma altrettanto pericolose per consolidare il proprio dominio. “Sono responsabili del più grave episodio di corruzione giudiziaria che la storia recente ricordi”, tuona Musarò, ricordando gli esiti dell’operazione Abbraccio della Dda di Catanzaro, che ha svelato come l’ex gip di Palmi, Giancarlo Giusti abbia incassato 120mila euro per scarcerare Rocco e Domenico Bellocco e Rocco Gaetano Gallo, tutti arrestati – e con contestazioni pesantissime – nell’operazione Vento del Nord.
È in virtù di questo quadro che – spiega il pm al gup Lauro e alle parti – la Procura ha chiesto pene pesanti per tutti gli imputati, con l’esclusione di tutte le attenuanti generiche “che non sono un bonus, o i saldi di fine stagione, vanno meritate. E qui non ci sono gli elementi”. Sono oltre trecentocinquanta gli anni di carcere invocati dai tre pm per i trentatré imputati alla sbarra, con pene che vanno dai 20 anni – chiesti per Michele Bellocco – ai 4 anni di reclusione, cui per l’ufficio di Procura devono essere condannati  Luigi Amante e Aneta Brewczynscka. In mezzo, una salva di richieste di condanna pesantissime – nonostante la diminuente di un terzo prevista dal rito – per tutti gli elementi di vertice e i gregari del clan. È di 15 anni e 8 mesi, più 3600 euro di multa la pena richiesta per Francesco Bellocco, mentre è una condanna a 15 anni di reclusione quella invocata per Umberto Bellocco (cl.83). Per i pm deve invece essere condannato a 14 anni e 8 mesi, Domenico Oliveri, mentre è di quattro mesi inferiore, 14 anni e 4 mesi, la pena invocata per Domenico Bellocco (cl.81). Due mesi in meno – 14 anni e 2 mesi, dunque – sono stati chiesti per Carmelo Bellocco (cl.56), mentre per i pm devono essere condannati a 14 anni Antonio Bellocco (cl.88) e Domenico Bellocco (cl.77), per il quale è stata anche avanzata la richiesta di una pena pecuniaria di 50mila euro. La Procura ha inoltre invocato una condanna a 13 anni e 2 mesi per Francesco Meduri, mentre sono 12 gli anni di reclusione chiesti per Berto Bellocco, Maria Angela Bellocco, Francesco D’Agostino, Vincenzo D’Agostino, Carlo Antonio Longo e Francesco Nocera. Per la procura dovrebbe passare 11 anni e 4 mesi dietro le sbarre e pagare 40mila euro di multa Carmelo Bellocco (cl.87) mentre è una condanna a 11 anni quella invocata per Luigi Piromalli. Solo quattro mesi in meno di condanna sono stati chiesti invece per Antonio Bellocco (cl.80), che incassa anche una richiesta di pena pecuniaria pari a 40mila euro,  Bartolo Angelo Ligato, Rocco Panetta, Raffaele Rullo e Francesco Zungri, per la procura tutti da condannare a 10 anni e 8 mesi, mentre  è di 8 anni e 10 mesi la pena invocata per Francesco Elia, per i pm da condannare anche al pagamento di 6800 euro di multa.  Otto anni e otto mesi sono stati chiesti per Pasqualino Malvaso e Maria Serafina Nocera,  mentre sono 8 gli anni di reclusione invocati per Michelangelo Belcastro e Emanuela Bellocco. Dure le richieste di pena anche per le cosiddette posizioni minori. È infatti di 6 anni e 10 mesi, più 8mila euro di multa la pena richiesta per Umberto Bellocco (cl.91),  di 5 anni e 8 mesi quella invocata per Giuseppe Cotroneo e  di 5 anni e 4 mesi quella chiesta per Giuseppe Spasaro, mentre “solo” 4, come già detto, sono gli anni di condanna invocati per Luigi Amante e Aneta Brewczynscka. Tutte richieste su cui il gup Lauro a breve si dovrà pronunciare. (0020)

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