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"Acqua sporca", il Comitato pro Serre sarà parte civile

Hanno lottato. Hanno denunciato e sono stati denunciati. Hanno combattuto, per anni e fra mille ostacoli, una battaglia per un diritto che sembra di quelli elementari in un Paese civile: acqua puli…

Pubblicato il: 08/04/2014 – 14:24
"Acqua sporca", il Comitato pro Serre sarà parte civile

Hanno lottato. Hanno denunciato e sono stati denunciati. Hanno combattuto, per anni e fra mille ostacoli, una battaglia per un diritto che sembra di quelli elementari in un Paese civile: acqua pulita dai rubinetti. E oggi che il “caso-Alaco” si avvia ad avere una risposto processuale il Comitato civico pro Serre annuncia che si costituirà parte civile.
«Con non poca preoccupazione – ricordano i militanti del comitato in un comunicato stampa – abbiamo atteso per quasi due anni, dal 17 maggio del 2012, la conclusione della fase inquisitoria dell’inchiesta “Acqua Sporca”. Oggi, nonostante le accuse reiterate, gli attacchi gratuiti, i continui e vani tentativi di delegittimazione, finalmente si sta lentamente completando quel puzzle giudiziario utile a dare la giusta rilevanza ai nostri timori sull’annosa condizione dell’invaso Alaco. Non era allarmismo, non erano strumentalizzazioni pseudo-politiche. L’emergenza fatta scattare ormai diversi anni fa dal Comitato Civico Pro Serre è cosa concreta e fondata. Proprio ieri la conclusione delle indagini coordinate dal Procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo e dal pm Michele Sirgiovanni, condotte sul campo dagli uomini del Nas di Catanzaro e del Corpo Forestale dello Stato di Vibo, ha – tra le altre cose – evidenziato come le acque del bacino Alaco non rientrino affatto tra le categorie di acque potabilizzabili, neanche se trattate con un processo “spinto”. Siamo certi che continueranno a emergere elementi ulteriori sugli “spettri” che fanno di quest’acqua – erogata a migliaia di cittadini calabresi – un liquido altamente nocivo per la salute umana».
«Il Comitato Civico pro Serre – prosegue la nota – soddisfatto ma allo stesso tempo ancora più preoccupato per quanto emerso dal provvedimento di conclusione indagini, a carico di 36 persone, che conferma il sequestro dell’invaso, continuerà la sua battaglia “No Alaco”, per giungere concretamente e il prima possibile alla chiusura definitiva di questo bacino avvelenato. Con la consapevolezza che la strada sarà lunga e compatibilmente ai tempi stessi dell’iter processuale, il Comitato Civico pro Serre si costituirà parte civile – assieme a tutti i cittadini che lo vorranno – per tutelare il diritto alla salute e all’acqua del nostro comprensorio, chiedendo un giusto risarcimento per quanto subìto».
«Fin da subito – avvertono i militanti – ci attiveremo sui territori dei comuni serviti dall’Alaco per chiedere l’interruzione del pagamento delle bollette inviate ai cittadini, che da anni pagano per avere acqua potabile, e per progettare nel più breve tempo possibile l’alternativa al “sistema Alaco”, recuperando le sorgenti e i pozzi comunali presenti sul territorio e predisponendo un piano alternativo di ripubblicizzazione totale delle risorse idriche in modo da concretizzare, finalmente, la linea politica contenuta nella proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Acqua Bene Comune Calabria – Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua” già sottoscritta da decine di migliaia di cittadini calabresi. La lotta – concludono – continua».

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