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OPERAZIONE TNT | Il cane costretto a mangiare lamette da rasoio

REGGIO CALABRIA Avrebbero ucciso un cane facendogli ingerire lamette da rasoio. Sarebbe arrivata a tanto, stando ai loro stessi racconti, la ferocia dei componenti della banda sgominata dai carabin…

Pubblicato il: 09/04/2014 – 19:31
OPERAZIONE TNT | Il cane costretto a mangiare lamette da rasoio

REGGIO CALABRIA Avrebbero ucciso un cane facendogli ingerire lamette da rasoio. Sarebbe arrivata a tanto, stando ai loro stessi racconti, la ferocia dei componenti della banda sgominata dai carabinieri del comando provinciale di Reggio nell`ambito dell`operazione “Tnt”.  Il particolare raccapricciante riguarda una rapina compiuta da Teodoro Moro, uno degli arrestati, assieme ad altri, a Bocale: tentata una prima volta e non andata a buon fine per la presenza di un sistema d`allarme. E portata a termine 20 giorni dopo. È Moro stesso a descrivere le fasi iniziali dell`evento affermando che, non appena la vittima è scesa dall`auto, gli sono corsi dietro. È l`altro componente della banda, Giuseppe Zampaglione, a raccontare che nella casa vi erano tre donne e un pastore tedesco che sarebbe poi morto perché gli avrebbero fatto mangiare delle lamette.
Gli inquirenti trovano numerosi riscontri agli episodi raccontati dai due: il 2 dicembre del 2011 in quella zona la polizia interviene a seguito di una rapina. E la vittima denuncia di essere stato aggredito alle spalle da un uomo armato di fucile a canne mozze con il volto nascosto da un passamontagna e con un accento tipico della fascia jonica, accompagnato da due complici di cui uno armato. In casa c`erano la moglie dell`uomo aggredito, la figlia, la suocera e un pastore tedesco. «Le vittime – è scritto nell`ordinanza – venivano rinchiuse in cucina e mantenute sotto tiro dal rapinatore armato di fucile, mentre i complici rovistavano nelle altre stanze, appropriandosi di alcuni telefoni cellulari, delle chiavi di un’autovettura, di un portafoglio contenente denaro contante e un assegno, e di un armadio blindato con dentro armi regolarmente detenute e diversi preziosi». Da un controllo effettuato è emerso come il proprietario della casa avesse già denunciato un tentativo di furto lo scorso novembre dello stesso anno: alcune persone avevano cercato di introdursi nella loro abitazione, messi in fuga dal sistema d`allarme e da un «cane nel giardino di casa, che appariva malconcio, come se fosse stato malmenato da qualcuno».
Da quanto verificato dagli investigatori, Zampaglione conosceva la vittima perché aveva effettuato dei lavori di manutenzione nella sua casa e quindi – emerge dalle indagini – aveva avuto modo di conoscere non solo le abitudini della famiglia ma, soprattutto, le condizioni economiche della stessa, la presenza di una cassaforte e di un manufatto limitrofo, verosimilmente utilizzato dai malviventi come base per attendere l’arrivo della vittima senza essere visti. Ed è l`uomo a riferire che circa un mese dopo la rapina la moglie incontra casualmente la consorte di Zampaglione: è in quella circostanza che le nota al polso un orologio femminile dello stesso modello di quello che le era stato rubato durante la rapina. Zampaglione – riferiscono gli inquirenti – continua a parlare del colpo fatto a Bocale, e Moro dice che «quella sera in casa c`erano madre, figlia e sorella» e Zampaglione aggiunge che c`era anche un pastore tedesco che poi è morto perché il giorno precedente gli avevano dato delle lamette da mangiare. Per gli investigatori queste affermazioni confermano che i due facessero riferimento alla rapina di Bocale. (0050)

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