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La Lombardia quartier generale della cosca Tripodi

Non solo Rtl, i carabinieri del Reparto operativo e i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Vibo Valentia hanno perquisito anche le abitazioni di quattro persone residenti nell`hinterland …

Pubblicato il: 22/04/2014 – 13:05
La Lombardia quartier generale della cosca Tripodi

Non solo Rtl, i carabinieri del Reparto operativo e i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Vibo Valentia hanno perquisito anche le abitazioni di quattro persone residenti nell`hinterland milanese. Proprio il capoluogo lombardo, infatti, sarebbe stato il quartier generale delle attività imprenditoriali di Orlando Tripodi, figlio del boss Nicola. In questo contesto emergono le figura di Enrico Barone, già coinvolto in un`inchiesta per usura insieme a Salvatore Mancuso, e Salvatore Valenzise anche lui noto alle cronache giudiziarie per i suoi rapporti con la famiglia Mancuso. Per il pm Bruni Barone e Valenzise sono «soggetti  aventi il compito di gestire le risorse finanziarie illecite della cosca per poi trasferirle al capo della cosca medesima Tripodi Nicola». Per questa ragione, si legge nel decreto di perquisizione, «appare necessario procedere anche alla perquisizione e al relativo conseguente sequestro della documentazione nella disponibilità dei predetti Salvatore Valenzise ed Enrico Barone al fine di rinvenire la documentazione a cui si fa riferimento nel corso delle attività investigative anche per ulteriormente corroborare le medesime e per asseverare le modalità di trasmissione dei proventi delle attività illecite al capo della cosca Nicola Tripodi». Le altre due persone perquisite sono due imprenditori lombardi che intrattengono rapporti finanziari con Barone e Valenzise, per gli inquirenti «è pertanto necessario verificare la natura dei predetti rapporti».  
La cosca Tripodi, già colpita con l`operazione “Libra”, si sarebbe “specializzata”  nel controllo della attività edilizia nel settore dei lavori pubblici e degli appalti di opere pubbliche. «L`organizzazione criminale – scrive il pm Bruni – ha cercato di espandere la propria operatività in parti del territorio nazionale diverse dalla Calabria, ricorrendo a false fatturazioni per nascondere l’imposizione di pretese estorsive nei confronti di altre società per le quali essa stessa, o società satelliti, prestavano la propria opera». Ma oltre ai classici metodi dell`associazione mafiosa, il clan Tripodi era riuscito a far crescere le aziende di famiglia curando «rapporti con politici nazionali attraverso i quali incrementare l’operatività imprenditoriale della cosca».

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