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Il Pd a Rende non ha futuro

Ho dovuto prendere atto che a nulla è valsa la sollecitazione che avevo inteso fare con la lettera indirizzata ai segretari del partito affinché il Pd a Rende si sottraesse ad una gestione monocrat…

Pubblicato il: 22/04/2014 – 18:32
Il Pd a Rende non ha futuro

Ho dovuto prendere atto che a nulla è valsa la sollecitazione che avevo inteso fare con la lettera indirizzata ai segretari del partito affinché il Pd a Rende si sottraesse ad una gestione monocratica e favorisse un processo di partecipazione attiva dei dirigenti, iscritti ed elettori per una scelta condivisa del candidato a Sindaco e per la definizione del programma amministrativo.
La situazione è addirittura peggiorata. Di fatto è stato designato candidato Pasquale Verre su nomina di Sandro Principe.
Sono state impedite le primarie di coalizione ed in alternativa non è stata promossa neanche uno straccio di consultazione.
Insomma, a Rende ancora una volta ha primeggiato una concezione privatistica del PD e del centrosinistra. La prova sta nel fatto che in occasione della presentazione ufficiale del candidato a Sindaco non si è accennato ad alcun elemento di progetto e di programmazione amministrativa.
Verre si propone alla città come il testimone di Sandro Principe: questo è stato il criterio in base a cui viene indicato come candidato a sindaco.
Insomma, il Pd ha scelto di fare delle elezioni del 25 maggio una sorta di referendum pro o contro la continuità di quel potere assolutistico. È grave che tutto ciò avvenga dopo le dimissioni dell’avvocato Vittorio Cavalcanti e la interruzione traumatica della consiliatura. Il Pd ha scelto, dunque, che tutto resti come prima o peggio di prima. Su questa strada, però, non c’è futuro né per la città di Rende né per il Pd locale. A Rende, infatti, il Pd è la negazione del partito del presidente Matteo Renzi.
Mi sarei aspettato che alla mia lettera fosse seguita almeno una riunione perché ci si potesse confrontare sulle ragioni di un dissenso che ormai a Rende ha radici profonde ed è sempre più esteso.
Così non è stato e, pertanto, sono costretto ad autodeterminarmi: se è chiaro perché non mi candido al consiglio comunale nella lista del Pd sono tenuto a non tacere e a rendere pubbliche le ragioni che mi inducono a non essere anche candidato a sindaco di una ampia coalizione civica in competitizione con questo Pd e questo centrosinistra.
Il mio dissenso è la dimensione di una dignità politica che non può essere esposta alle minacce che il segretario Magorno ha pronunciato alla manifestazione dell’hotel San Francesco né agli anatemi di Sandro Principe.
Una scelta la cui dignità politica è fondata sulla forza della ragione e della responsabilità.
Sento così di esercitare fino in fondo con coerenza e lealtà il ruolo di dirigente politico regionale del partito. Del resto sono convinto che le questioni aperte nel Pd di Rende non trovino soluzione neanche nell’esito elettorale del 25 maggio ma impongono necessariamente un forte rinnovamento e discontinuità politica che ormai anche nel partito di Rende sono ineludibili a prescindere dal volere di che pensa di essere un uomo solo al comando.

*Componente direzione regionale Pd

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